06 Giugno 2022, 06:00
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PALERMO – Uno è un boss detenuto agli arresti domiciliari, l’altro è libero per fine pena. Il recente blitz della squadra mobile di Palermo e dello Sco di Roma impone di guardare oltre la cronaca per inquadrare gli equilibri nel mandamento mafioso della Noce.
Ancora una volta è al passato che si guarda. Ritorna, sempre e comunque, il nome di Franco Picone. Cognome storico il suo. Lo arrestarono nel 2006 nel blitz Gotha che tolse l’acqua in cui sguazzava Bernardo Provenzano. Nei pizzini del padrino corleonese emergeva il ruolo di Picone alla guida del mandamento. Qualche anno fa Picone è stato condannato a più di vent’anni di carcere, che sta scontando ai domiciliari per gravi problemi di salute.
Quando i poliziotti della Mobile arrestarono gli Inzerillo saltava fuori che alcuni esponenti mafiosi vedevano in Picone una figura capace di mettere insieme i cocci di Cosa Nostra. Le famiglie di “Passo di Rigano… Noce e Altarello – diceva Francesco Colletti, capomafia di Villabate divenuto collaboratore di giustizia – si vogliono mettere sotto all’autorità di Franco”. E cioè di Picone che non potendo partecipare ai summit avrebbe inviato un suo consigliere.
Forse progettavano addirittura la creazione di una sorta di supermandamento. E ora? Picone è sempre ai domiciliari. Nell’ultimo blitz la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha chiesto e ottenuto l’arresto di un altro volto noto, Giancarlo Seidita, che dopo la scarcerazione avrebbe preso in mano le redini del mandamento portando indietro la lancetta del tempo fino ai giorni in cui Salvatore Lo Piccolo, boss ergastolano di San Lorenzo, aveva deciso di puntare si di lui.
Seidita ha aperto un negozio di corredi. I figli del boss detenuto Picone, da sempre impegnati nel settore dell’abbigliamento, avevano visto in lui un possibile concorrente commerciale. Sedita, però, tranquillizzava Gugliemo Ficarra, uno degli arrestati dell’ultimo blitz, evidentemente investito della faccenda: lui vendeva “pigiami, ma non è abbigliamento… io non lo capisco”.
Tra gli scarcerati di peso in zona c’è soprattutto Pierino Di Napoli, tornato a Palermo nel novembre 2020 dopo un lungo periodo di detenzione nel carcere di San Gimignano. Qualcuno raccontava che “l’altra volta parlavamo con lo zio Pierino, dice ‘me lo devi mandare… me lo devi mandare’. Di Napoli avrebbe voluto incontrare Seidita, ma era meglio essere prudenti. E così Seidita avrebbe declinato, almeno in quella fase, l’invito: “No, no lascia stare da tutti i lati si calano”. Il rischio di essere scoperti dei poliziotti era troppo alto. Chissà se poi se l’incontro-confronto sia avvenuto o meno.
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06 Giugno 2022, 06:00