27 Marzo 2018, 20:50
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PALERMO – Era un residuo del blitz Gotha del 2006. Alla richiesta di archiviazione seguì l’imputazione coatta. Allora in manette finirono decine e decine di boss, poi condannati a due secoli di carcere. Era la mafia disegnata da Bernardo Provenzano.
Il giudice per l’udienza preliminare Gioacchino Scaduto ha condannato il capomafia di Pagliarelli ed ergastolano, Nino Rotolo, Carmelo Cancemi, Salvatore Sorrentino e Gianni Nicchi a 12 anni e 8 mesi ciascuno di carcere. Erano tutti imputati per avere organizzato un grosso traffico di droga. Assolti Filippo Annatelli, Pietro Badagliacca e Gaspare Mulè.
Una sentenza che rischia di complicare la vita ad alcuni imputati per i quali al momento il giudice ha applicato la libertà vigilata per quattro anni. Si tratta, infatti, di reati datati nel tempo. Se la sentenza, però, nel frattempo, dovesse divenire definitiva si aprirebbero le porte del carcere, ad esempio, per Salvatore Sorrentino; mentre per Nicchi, già detenuto, si allungherebbe il periodo di carcerazione.
Durante la sua latitanza, Nicchi, enfant prodige di Cosa nostra e figlioccio di Rotolo, era diventato un boss temuto e rispettato. Sorrentino è tornato ormai da anni a casa, a Pagliarelli, dopo avere scontato una lunga condanna. Cinquant’anni compiuti, aveva iniziato facendo il rapinatore per finire a comandare la famiglia mafiosa del Villaggio Santa Rosalia. Era vicino a Rotolo, che dettava legge dalla sua villa all’Uditore dopo che era riuscito a farsi concedere gli arresti domiciliari, spacciandosi per malato. Si era sparsa la voce del tradimento di Sorrentino nei confronti del boss. Nella guerra fra il capomafia di Pagliarelli e Salvatore Lo Piccolo, soprannominato lo studentino avrebbe scelto di schierarsi con il boss di San Lorenzo. Poi, arrivò il perdono.
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27 Marzo 2018, 20:50