19 Dicembre 2014, 06:30
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PALERMO – Da ieri sera è di nuovo libero. Sono trascorsi troppi anni senza che per Massimo Mulè sia arrivata una sentenza definitiva. Scaduti i termini massimi di custodia cautelare, il presunto boss di Porta Nuova ieri pomeriggio ha lasciato il carcere di Trapani dove era rinchiuso dal 2008.
Era l’anno del blitz Perseo, quando i carabinieri stopparono la rifondazione di Cosa nostra. Il suo nome era inserito nell’elenco dei novanta arrestati. Al termine del processo d’appello Mulè fu condannato a sei anni e quattro mesi. Gli avvocati Giovanni Castronovo e Marco Clementi, gli stessi che ora hanno firmato l’istanza di scarcerazione, hanno fatto ricorso in Cassazione. I supremi giudici hanno annullato con rinvio alcune posizione, tra cui quella di Mulè, per la valutazioni delle circostanze aggravanti o delle eventuali attenuanti. E si è ritornati in appello. Massimo Mulè assisterà a piede libero alla fine del processo.
Il suo nome in questi anni è stato accostato a quello dei pezzi grossi della mafia di Porta Nuova, mandamento di cui fa parte la famiglia di Palermo Centro, a cui Mulè sarebbe affiliato. Le indagini lo piazzavano al fianco del boss Gaetano Lo Presti, che poco dopo l’arresto nel blitz Perseo si impiccò con una cintura nel carcere Pagliarelli di Palermo. Allora era lui il capomandamento e si era opposto ricostituzione della nuova Cupola mafiosa.
Le microspie e le videocamere svelarono la reazione dei boss alle forze dell’ordine e alla magistratura che avevano decimato le famiglie. Da Bagheria a Santa Maria di Gesù, da Porta Nuova a Pagliarelli: a Palermo e provincia si susseguivano incontri e summit. I Capizzi volevano fare la voce grossa, intestandosi la convocazione della commissione provinciale di Cosa nostra. Un organismo che non si riuniva più dal giorno dell’arresto di Totò Riina. Si tentò invano, di tirare dentro anche Giuseppe Salvatore, il figlio del capo dei capi, che la madre aveva voluto tenere fuori dai giochi. E si cercò uno sponsor d’eccezione lontano da Palermo, nella Trapani di Matteo Messina Denaro.
In quella stagione di fermento, Mulè avrebbe recitato la sua parte. Non si è fatto in tempo, però, ad arrivare ad un’eventuale sentenza definitiva che lo sancisse entro i sei mesi. Termine massimo di custodia cautelare. Ed è tornato ad essere un uomo libero.
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19 Dicembre 2014, 06:30