Boss di Porta Nuova e Bagheria | Stop al processo, atti alla Consulta

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25 Febbraio 2013, 19:31

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PALERMO – Si ferma il processo ai presunti capimafia del mandamento di Porta Nuova e della famiglia di Bagheria. Il giudice per l’udienza preliminare ha accolto l’eccezione di legittimità costituzionale sollevata dagli avvocati Giovanni Castronovo e Giuseppina Candiotta, difensori di Tommaso Di Giovanni, uno degli undici imputati. Gli altri sono: Calogero Lo Presti, Nicolò Milano, Francesco Paolo Putano, Fabrizio e Giovanni Toscano, Antonino Zarcone, Gabriele Buccheri, Filippo Teriaca, Giovanni Mannino e Gaspare Parisi.

La questione tecnica rischia di aprire una maglia per la possibile scarcerazione, nei prossimi mesi, degli imputati. Al centro della controversia c’è il ruolo del magistrato Lorenzo Matassa che nell’ambito dello stesso procedimento ha vestito i panni prima del giudice per le indagini preliminari e poi dell’udienza preliminare. In pratica lo stesso magistrato, dopo avere deciso di mandare a giudizio gli imputati, si è ritrovato a doverli giudicare in abbreviato. Lo stesso Matassa, in verità, aveva chiesto al presidente del Tribunale di astenersi perché riteneva, di fatto, di essere entrato nel merito dell’accusa in fase di indagini preliminari. Ed invece era arrivato l’ordine di andare avanti.

Ora gli avvocati Castronovo e Candiotta hanno sollevato la questione di legittimità costituzionale e Matassa ha trasmesso gli atti alla Consulta chiedendo di pronunciarsi al più presto. La prossima udienza è stata fissata il 28 marzo. Contemporaneamente il giudice ha sospeso i termini di custodia cautelare che, calcoli alla mano, scadono a maggio prossimo. E sul punto si preannuncia un’altra battaglia legale davanti al Tribunale del Riesame. Se il giudice si è spogliato del suo ruolo nel processo allora, secondo le difese, non avrebbe potuto decidere sui termini di carcerazione.

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25 Febbraio 2013, 19:31

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