La Madonna si inchina al boss | Profeta signore della Guadagna

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12 Novembre 2015, 17:03

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PALERMO – È il 19 agosto del 2012. Da pochi mesi Salvatore Profeta è stato scarcerato. Si è liberato di un fardello pesante, la condanna all’ergastolo per la strage di via d’Amelio. È stato due decenni in cella senza battere ciglio, pur sapendo di non avere partecipato all’eccidio di Paolo Borsellino e della scorta del magistrato.

La gente della Guadagna non vuole perdere un’importante occasione per rendergli omaggio. Si onora la Madonna dormiente con la processione per le strade del quartiere. L’immagine sacra viene portata a spalla dai confratelli di Maria Santissima della Guadagna. Le telecamere della polizia filmano la scena. I portatori, seguiti dalla banda musicale e da una folla di persone, si fermano sotto le finestre dell’abitazione di Salvatore Profeta. Poi, il carro religioso inverte la direzione di marcia e riprende il percorso abituale.

La vicenda, benché non abbia rilevanza penale, scrivono gli inquirenti, descrive il contesto in cui Profeta eserciterebbe il ruolo di capomafia. Un ruolo che tutti gli riconoscono. L’uomo che oggi torna in cella con l’accusa di avere retto il mandamento di San Maria del Gesù ci teneva particolarmente alla festa. Le intercettazioni svelano che si era impegnato in prima prima persona per l’organizzazione. “I soldi della festa quando glieli devi dare?… dagliene cento”, diceva al nipote Rosario, pure lui da oggi in cella, che doveva finanziare i festeggiamenti. Nessun favoritismo. Bisognava dare il buon esempio.

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La raccolta nei mesi precedenti era proseguita a rilento. “Non ne ha dato nessuno”, notava con disprezzo Profeta che per mettere le cose a posto aveva scelto le maniere forti. E il nipote doveva fare la sua parte: “… non mi interessa… cinquecento devi uscire… ad ora della festa non c’entra niente, il nipote o lo zio”.

Lo zio Salvatore era il dominus dei festeggiamenti. Decideva pure quale cantante neo melodico dovesse esibirsi. “Decide lui… gli chiedono il permesso – raccontava Rosario – dovevano prendere Gigi Finizio… mio zio, oltre a quelle canzoni che lui canta normali, vuole che canta qualcosa, qualche canzone un pochettino più antica”. E l’artista non doveva commettere l’errore di mandare saluti ai carcerati come altre volte era avvenuto: “… lui non vuole mai che un cantante fa nomi sul palco, deve cantare e basta, queste dediche non gli piacciono… è strana come persona… una giornata una radio ha trasmesso la festa di San Giuseppe, ha fatto il nome di tutti e li hanno arrestati tutti gli spacciatori”. Ecco perché la prudenza non era mai troppa.

 

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12 Novembre 2015, 17:03

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