04 Giugno 2015, 15:36
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CATANIA – La notizia della retata sul secondo filone dell’indagine Mafia Capitale arriva pochi giorni dopo la tappa catanese della deputazione della Commissione d’Inchiesta sul sistema d’accoglienza. “Abbiamo potuto verificare molte inadempienze che, evidentemente, – spiega Gennaro Migliore, presidente della Commissione – sono meritevoli di essere poste sotto l’attenzione dell’autorità giudiziaria”. L’ordinanza di oggi del Gip di Roma “conferma la gravità degli intrecci tra politica, affari e criminalità nella gestione del “business dell’accoglienza”, che rappresenta – afferma ancora l’esponente del Pd – una grave violazione tanto dei diritti dei migranti, che pagano per primi le conseguenze di queste malversazioni, quanto per le casse dello Stato e per la sicurezza pubblica”.
“Non si può continuare a far finta di nulla”. Incalza il deputato siciliano di Sel Erasmo Palazzotto, segretario della Commissione d’Inchiesta sul Sistema d’Accoglienza. “Al netto delle responsabilità penali, ci sono in questa vicenda delle evidenti responsabilità politiche. Com’è possibile che nessuno al Ministero degli Interni si accorgesse del ruolo che svolgeva Odevaine nel tavolo di Coordinamento nazionale e come è possibile che dopo Mafia Capitale non si sia fatto nulla per porre fine a questa vergogna?”. – si interroga Palazzotto. “Il Ministro Alfano non può far finta di non sapere. La Commissione di inchiesta farà piena luce su quanto sta accadendo a Mineo, ma intanto – chiede l’esponente di Sel – sarebbe auspicabile la sospensione dell’affidamento al consorzio di cooperative al centro delle indagini di Mafia Capitale“.
Giuseppe Berretta, del Pd, chiede un intervento deciso della Prefettura di Catania per lo scioglimento del Consorzio. “E’ necessario ascoltare le voci di chi si è opposto a questo sistema, a partire da quelle dei sindaci di Ramacca e San Michele di Ganzaria, Franco Zappalà e Gianluca Petta, che hanno già predisposto le delibere di recesso dal Consorzio – prosegue il deputato catanese dei Democratici – Sono sicuro che nelle prossime ore analoghe decisioni saranno assunte da altre amministrazioni comunali consorziate”.
“I nostri sospetti sulla gestione del Cara di Mineo sono fondati ed abbiamo avuto conferma con la seconda parte dell’operazione “Mondo di Mezzo” – gli fa eco Pietro Catania, Consigliere comunale di Mineo. – Tutta la nostra comunità sta vivendo un periodo di forte imbarazzo e di vergogna, i nostri concittadini sono stanchi di finire sulle cronache nazionali per fatti di cronaca che riguardano il Cara di Mineo. Non possiamo far altro che continuare a chiedere le dimissioni del Sindaco e una eventuale costituzione di parte civile dell’Ente Comune di Mineo, ritengo opportuno, per la seconda volta, riproporre il recesso dell’Ente Comune di Mineo dal Consorzio Calatino terra di Accoglienza”.
Lapidario Giordano Sottosanti, componente siciliano dell’Assemblea Nazionale di Fratelli d’Italia-An: “In un Paese normale il Cara di Mineo sarebbe già chiuso”.-
“E’ necessario ascoltare le voci di chi si è opposto a questo sistema, a partire da quelle dei sindaci di Ramacca e San Michele di Ganzaria, Franco Zappalà e Gianluca Petta, che hanno già predisposto le delibere di recesso dal Consorzio – prosegue il deputato catanese dei Democratici – Sono sicuro che nelle prossime ore analoghe decisioni saranno assunte da altre amministrazioni comunali consorziate”. “Mi auguro infine un intervento deciso della Prefettura di Catania – conclude – occorre affermare un sistema di accoglienza diverso, con centri di dimensioni ridotte, in cui sia possibile garantire condizioni di vita realmente dignitose ai migranti”.
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04 Giugno 2015, 15:36