Cronaca

Chi comanda a Stazione e Cibali: lo scontro dei Santapaola-Ercolano

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29 Luglio 2024, 05:01

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CATANIA – Lo scontro su chi deve comandare in due zone della città. Le tensioni nel momento del vuoto di potere. Un capo che comanda dall’ombra, senza mostrarsi né permettere che sia pronunciato il suo nome. Nell’autunno 2022 Cosa Nostra catanese è in fibrillazione per gli arresti del reggente Francesco Napoli e diversi altri esponenti del clan Santapaola – Ercolano, e chi è rimasto libero cerca di riorganizzare la mappa del potere.

Secondo il racconto che emerge dalle carte dell’operazione Ombra, che mercoledì 24 luglio ha portato all’esecuzione di 25 misure cautelari da parte della Polizia, il clan Santapaola – Ercolano ha attraversato, tra il settembre 2022 e il gennaio 2023, un periodo di assestamento.

Al centro delle indagini della Procura, coordinate dal procuratore aggiunto Francesco Puleio e dal sostituto Raffaella Vinciguerra, ci sono soprattutto i due gruppi della Stazione e di Cibali, per i cui vertici si sarebbe verificato uno scontro tra diversi membri dell’organizzazione criminale. Scontro non armato, ma che lo stesso ha fatto emergere un conflitto tra fazioni.

Proprio in quel periodo sono emerse le due figure che, secondo le indagini, sarebbero state alla guida del clan Santapaola – Ercolano dalla fine del 2022: Francesco Russo, che sarebbe stato il reggente con un ruolo strategico, e Christian Paternò, che avrebbe svolto la funzione di coordinatore operativo tra i vari membri dell’organizzazione.

Mafia a Catania: il vuoto di potere

Dopo gli arresti di Agorà i Santapaola – Ercolano si trovano a dovere riorganizzare i gruppi della città, i cui vertici erano stati decapitati dalla Polizia. In una conversazione intercettata dagli investigatori, Salvatore Iudicello e Carmelo Fazio, entrambi coinvolti nell’operazione Ombra, parlano della necessità di trovare nuovi capi alla Stazione e a Cibali.

È soprattutto dalle conversazioni di Iudicello che emergerebbe, secondo il quadro ricostruito dagli investigatori, la tensione per i nuovi vertici nelle due zone. Parlando con Salvatore Ercolano, figlio del detenuto Mario, Iudicello dice di avere proposto proprio Carmelo Fazio come responsabile di Cibali invece di Alfio Minnella, che per lui non è affidabile.

Sempre nella stessa conversazione Iudicello dice a Ercolano che non gli piace Daniele Strano, a capo della Stazione. Strano secondo Iudicello è poco affidabile: “Ci è sfuggito di mano – è intercettato Iudicella – Quando succede qualcosa quello della Stazione viene a cercare me. Che senso ha?”

Il conflitto tra Iudicella e Strano sarà al centro anche di una riunione ai vertici. Nel frattempo però Carmelo Fazio è nominato a dirigere Cibali, soprattutto dopo che nel quartiere interviene direttamente Christian Paternò.

La “catena di comando”

L’ordinanza di custodia cautelare del Gip si sofferma a lungo sul ruolo di Paternò. Già in carcere con Mario Ercolano, avrebbe ricevuto proprio dal boss l’incarico di coordinare i vari uomini di Cosa Nostra catanese. Incarico che Paternò avrebbe svolto sia coordinandosi via telefono con Ercolano, che raccordandosi con Francesco Russo.

La struttura ricostruita dagli investigatori in quel momento prevede che Paternò mantenga i contatti con i vari membri dei diversi gruppi e raccolga le varie richieste, facendo riferimento a Russo ma non direttamente: Paternò deve passare da Salvatore MIrabella, che insieme a Russo ha stabilito questo ruolo da organizzatore da campo per Paternò.

Proprio di questa struttura parlano, in una intercettazione, Iudicello e Carmelo Fazio, che svelano anche il ruolo che avrebbe avuto Francesco Russo. “Christian non ha il carisma – dice Iudicello – Conta quanto il due di coppe quando la briscola è a mazze. Quello che è importante è u paloccu (Salvatore Mirabella ndr)“.

Fazio prende la parola e parla di Mirabella: “È passato l’altro giorno, mi ha fatto capire che poi lui, Paternò, riferisce a chi di dovere”. Iudicella riprende a parlare: “Christian riferisce a lui (Mirabella) e poi lui riferisce a Ciccio Russo”. Fazio: “A un altro ancora?”. Iudicella: “Lui è quello che ha ‘la patata’ e se la vede da fuori”.

I due poi parlano anche dell’abitudine alla segretezza del nuovo reggente. Dice Fazio: “Possibilmente neanche lo nominano a questo”, e Iudicella risponde “Non possibilmente, non lo nominano. In pochi lo sappiamo”. Fazio continua: “Possibilmente neanche lui (Christian Paternò ndr) lo sa”, ma per Iudicella “No, Christian lo sa, lo conosce però lo tiene distante perché Christian frequenta qua, frequenta là e lo tiene distante”.

Lo scontro su chi comanda alla Stazione

Da un’altra serie di intercettazioni emerge anche un conflitto per chi dovesse comandare alla Stazione. In particolare Iudicello racconta a Fazio di una lite con Carmelo Daniele Strano, che avrebbe accusato l’ex capo di Cibali Francesco Cacia di avere trattenuto per sé alcune somme senza condividerle con altri affiliati al gruppo.

Iudicello accusa Strano soprattutto di essersi rivolto a Christian Paternò per risolvere la questione, senza passare dagli Ercolano, a cui invece è riconducibile il gruppo di Cibali. In una intercettazione Iudicello è registrato mentre dice a Fazio: “Lui se ne deve andare da mio cugino Salvatore Ercolano, non da Christian, chi è Christian? È il responsabile, ma noi siamo un’altra cosa”.

Iudicello e Fazio incontrano proprio Paternò e Strano in un bar. Iudicello dice a Strano di essere infastidito dal suo atteggiamento: “Questo linguaggio tuo a me non mi piace”. Poi dice a Paternò che deve parlare con Salvatore Ercolano.

Solo che Paternò risponde di essersi confrontato sulla cosa con Mario Ercolano: “Ieri quando gli ho spiegato questa cosa – dice Paternò – si è messo a ridere, sono disguidi inutili”. Paternò poi racconta a Iudicello che Strano si è battuto proprio per difendere l’egemonia degli Ercolano sulla Stazione.

Paternò conclude la riunione ricordando a Iudicello che il ruolo di coordinare i gruppi Stazione, Cibali, Villaggio Sant’Agata e San Giovanni Galermo gli è stato affidato da Mario Ercolano, e che la cosa più importante è l’unità dei vari gruppi.

“Dobbiamo essere l’uno per l’altro – dice Paternò – leviamole tutte queste cose, sono incomprensioni che possono nascere ma l’importante è superarle”. Per il Gip sono tutti elementi che provano il ruolo di coordinatore dei diversi gruppi rivestito da Christian Paternò.

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29 Luglio 2024, 05:01

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