06 Agosto 2024, 05:01
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CATANIA – Una questione di mafia e soldi. In cui da una delle attività dei clan, quella di recuperare crediti o di fare da intermediari per risolvere questioni di prestiti, emerge anche l’equilibrio interno di Cosa nostra catanese e le sue relazioni con altre cosche della zona.
La storia emerge dalle carte del blitz Ombra, che nel mese di luglio del 2024 ha portato in carcere i nuovi vertici del clan Santapaola-Ercolano. Al centro, un prestito da più di 500 mila euro che un imprenditore deve restituire e su cui a fare da “recupero crediti” sono i Laudani.
Due personaggi dei Santapaola, Salvatore Iudicello e Carmelo Fazio, sono intercettati nel giugno del 2023 dalla Polizia mentre vanno in un autosalone ad Acireale. Commentano il cattivo stato dell’attività a causa dei debiti dell’imprenditore e poi incontrano proprio quest’ultimo, che chiede un’intercessione con i Laudani per ridefinire il debito.
Ai Laudani, infatti, si è rivolto il creditore che rivuole indietro i soldi, 530 mila euro. L’imprenditore dice di avere pagato fino a quel momento 500 mila euro di soli interessi, in rate da 8 mila euro al mese, e chiede un intervento dei Santapaola-Ercolano.
Iudicello e Fazio non promettono niente ma dicono che parleranno della cosa a Christian Paternò, che in quel momento è il coordinatore operativo della cosca, l’uomo che raccorda i vari capi delle zone e cura le relazioni e i conflitti.
I due in effetti informano Paternò, ma dalle intercettazioni emerge anche che della cosa si sta interessando anche Salvatore Ercolano, a causa della presenza dei Laudani nelle transazioni. Ercolano ha informato anche il reggente provinciale, Francesco Russo, e Paternò si lamenta di questo: avrebbe potuto parlare con lui invece di andare subito così in alto.
A questo punto Paternò incontra l’imprenditore, su intercessione di iudicello e Fazio, e ascolta la sua versione. Suggerisce all’imprenditore di arrivare a un accordo con i creditori, ma l’imprenditore risponde che ha già proposto di continuare a pagare 10 mila euro al mese senza risultati.
Il giorno dopo l’incontro con Paternò l’imprenditore deve incontrare i suoi creditori. Paternò gli suggerisce di fare il suo nome ma non va all’incontro, e l’imprenditore è minacciato e malmenato, si legge nelle carte, dai suoi creditori.
Su questa mancata partecipazione si leggono diverse versioni nelle intercettazioni della Squadra mobile catanese. Paternò dice a Carmelo Strano, altro capo di uno dei gruppi dei Santapaola, di non avere partecipato perché non ha ricevuto un mandato preciso da Francesco Russo, che invece sarebbe stato necessario.
Salvatore Iudicello e Salvatore Ercolano, in un’altra intercettazione, parlano della stessa cosa ma con un elemento in più. Ercolano infatti dice di avere parlato al reggente in persona, Francesco Russo, e di averlo trovato disinteressato alla questione. Russo avrebbe anche detto a Ercolano che non era compito di Paternò intromettersi.
Ercolano continua poi raccontando di avere detto a Russo di non essere contento per come era stata gestita la vicenda dell’imprenditore: “Se gli dobbiamo dire di no alle persone – avrebbe detto Ercolano a Russo – allora gli diciamo di no e non prendiamo più impegni con nessuno”.
In un’altra conversazione, tra Iudicello e Carmelo Fazio, il primo dice di essere molto insoddisfatto per il comportamento di Paternò, che avrebbe dovuto essere presente all’incontro con i creditori dell’imprenditore.
Ne va della percezione di potenza del clan: “Ma non pensavo che arrivavano a tanto – dice Iudicello dei creditori, che hanno malmenato l’imprenditore – ora Christian a questo ci deve andare a sparare se no se ne può andare a lavorare”.
In seguito, è in un incontro con Salvatore Ercolano che Christian Paternò chiarisce perché non è andato all’incontro tra i creditori e l’imprenditore: l’incontro non era con altri esponenti dei Santapaola-Ercolano ma con persone vicine ai Laudani, e quindi serviva un’autorizzazione dei vertici della famiglia.
“Se è una cosa mia, di Christian – dice Paternò a Ercolano – mi metto a disposizione. Ma siccome è una cosa di altre persone, a me mi dovevano chiamare quei quattro/cinque parenti tuoi”.
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06 Agosto 2024, 05:01