Cronaca

Mafia in Sicilia, il convegno per ricordare Borsellino

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19 Luglio 2022, 20:21

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CATANIA – Il filo che unisce la lotta alla mafia di ieri e quella di oggi: è questo il tema del convegno “L’evoluzione della mafia nella Sicilia orientale a trent’anni dalle stragi del 1992”, organizzato dall’Associazione nazionale magistrati per commemorare le vittime della strage di via d’Amelio.

Alla manifestazione, nell’aula delle adunanze del tribunale catanese, hanno partecipato il presidente della giunta distrettuale Anm di Catania Antongiulio Maggiore, il presidente della Corte d’appello Filippo Pennisi, il coordinatore provinciale di Libera Giuseppe Strazzulla, l’ex procuratore Amedeo Bertone e il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. A coordinare il dibattito la giornalista di Livesicilia Catania Laura Distefano.

Una pietra miliare

A segnare la storia e la conoscenza di Cosa Nostra catanese fu un’indagine in particolare, Orsa Maggiore, ricordata dall’allora procuratore Bertone: “Quell’indagine consentì di ricostruire il primo profilo del clan Santapaola, dando una collocazione a tutti i soggetti. Ricordo il momento della cattura di Santapaola, una chiamata del capo della polizia che mi comunicava la notizia alle sei del mattino, ma soprattutto ricordo le risposte che Santapaola dava durante i primi interrogatori “.

Bertone legge da vecchi verbali: “C’è un Santapaola che dice di non conoscere assolutamente Riina, e che se avesse conosciuto tutte queste persone sarebbe stato arrestato molto prima. Oppure, in un’altra occasione, dice di essere nato buono e di non volere diventare cattivo, e di non comandare neanche a casa sua, dunque esclude di essere stato a capo di un’organizzazione “.

La città di Catania sottovalutava la mafia e l’impatto sul tessuto sociale: “Rileggendo gli articoli di Giuseppe Fava – dice Bertone – si ha una dimensione plastica del silenzio con cui Catania sottovalutava l’importanza del fenomeno mafioso. Per fare un esempio, la prima sentenza nei confronti di Santapaola del tribunale di Catania venne instaurata sulla base di elementi provenienti dagli uffici istruzione di Palermo e Torino: arrivò questo materiale e questa sentenza è la prima fatta dall’autorità giudiziaria catanese”.

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A Catania dunque si viveva nella convinzione che la mafia non ci fosse, o che fosse innocua rispetto a quella palermitana: “Questo silenzio – dice Bertone – può trovare una spiegazione nelle conoscenze che Santapaola ha coltivato nella società civile. Dopo l’omicidio di Rosario Romeo, nell’82, si fece una perquisizione in cui si trovarono delle foto che dimostravano che Santapaola fino a quel momento aveva vissuto indisturbato: erano immagini dell’inaugurazione della Scimar in cui c’erano il sindaco di Catania, il presidente della provincia, un assessore regionale, e che danno l’idea dell’alto profilo dei rapporti coltivati da Santapaola”.

Cosa Nostra, oggi

Il presente di Cosa Nostra nel territorio catanese è al centro del racconto di Carmelo Zuccaro: “Oggi dobbiamo ragionare sul fatto che ciò che ha consentito a un potere criminale di uccidere i martiri di via d’Amelio esiste ancora, non è qualcosa di finito. Il potere di Cosa Nostra non è quello delle sue armi, che sono l’estrema ratio a cui l’organizzazione ricorre nei suoi momenti di grande crisi. Cosa Nostra è forte in virtù dei legami politici e con il tessuto sociale che riesce a coltivare sul territorio. Per questo ricorse alle bombe: doveva ricostruire dei legami con nuovi soggetti politici. Questo stava a cuore alla mafia, e questi continua oggi: non ci sono elezioni in cui non si verifichino casi di dialogo da parte dei politici con chi controlla i voti”.

Questo è il motivo per cui, ancora oggi, il nome di Santapaola risuona nelle intercettazioni: “Santapaola avrà magari perso l’arroganza con cui rispondeva subito dopo la cattura – dice Zuccaro – ma nonostante questo non vi è dubbio che Cosa Nostra catanese faccia ancora riferimento a Nitto Santapaola e Aldo Ercolano. Ve detto però che in questo momento sono altri i soggetti che tessono le relazioni sul territorio catanese, persone più giovani che hanno anche studiato all’università e che in virtù di questo sviluppano rapporti con professionisti. Questo è il potere di Cosa Nostra, che siamo ben lungi dall’avere sconfitto: Cosa Nostra ha cambiato aspetto esteriore ma è rimasta nel territorio a inquinare le relazioni”.

L’antimafia

A raccontare il punto di vista dell’antimafia è Giuseppe Strazzulla, già coordinatore provinciale di Libera: “Un elemento positivo che emerge dalle manifestazioni di oggi – dice – è la volontà della parte sana della società italiana di costruire una memoria condivisa su ciò che è accaduto nel nostro paese. Oggi ci si accanisce sul presente, ma con modalità diverse: ad esempio spesso la magistratura è attaccata in virtù di polemiche odierne, mentre la politica ha una sorta di lasciapassare dovuta al fatto che si è sempre in emergenza”.

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19 Luglio 2022, 20:21

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