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Mafia connection a Catania, incastrato il boss: la rete NOMI

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15 Ottobre 2021, 12:00

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CATANIA – Sono state le intercettazioni e i pedinamenti a incastrare i boss di Picanello. È Carmelo Salemi il capo – secondo i carabinieri – il capo di una delle storiche roccaforti della famiglia catanese di Cosa nostra. O almeno lo è stato da giugno 2017 a maggio 2020 quando si sono interrotte le indagini del blitz Picaneddu. Ma è in quella data è anche scattata l’operazione Jungo che ha portato in carcere il boss intercettato mentre incontrava affiliati di Giarre. Al fianco di Salemi, Enzo Scalia (storico mafioso) e Giuseppe Russo. A dare importanti input investigativi anche diversi collaboratori di giustizia, tra cui Antonio D’Arrigo ‘gennarino’.

I retroscena del blitz

Le indagini sono partite all’indomani del blitz Orfeo, quando i carabinieri azzerano il clan portando in carcere anche il boss Giovanni Comis, all’epoca vertice del gruppo.

Estorsioni, riscossioni crediti, droga e bische clandestine servivano ad alimentare le casse del clan e quindi a mantenere gli stipendi agli affiliati.

Il denaro sporco del clan

Ma uno degli aspetti più interessanti dell’indagine è il ruolo di alcuni imprenditori che si sarebbero messi a disposizioni del clan per fare da lavatrice di soldi sporchi. Andrea Consoli (indagato per concorso esterno) e Carlo Concorso (indagato per trasferimento fraudolento di valore in concorso e riciclaggio) avrebbero stretto rapporti sempre più intensi con gli affiliati e con i vertici del clan mafioso. Tutto al fine di ottenere vari favori. In cambio avrebbero dato la loro disponibilità a custodire il denaro accumulato dall’organizzazione mafiosa. Tutto per evitare misure di prevenzione, che oggi sono puntualmente arrivate.

Il custode dei soldi del boss

Le intercettazioni hanno portato a scoprire che Consoli avrebbe nascosto 500 mila euro ricevuti da Comis. Inoltre avrebbe “reimpiegato” il denaro mediante l’intestazione fittizia di una società riconducibile a Concorso proprietà di un immobile a tre piani, che poi è stato rivenduto.

La casa discografica

Alla fine c’è il capitolo casa discografica. I carabinieri hanno sequestrato la Q Factor Records sas intestata a uno dei figli di Comis e che vede come socio accomandante Andrea Consoli. Per gli inquirenti l’etichetta di alcuni dei volti più noti del neomelodico è direttamente riconducibile al boss. Sequestrati inoltre conto correnti per 500 mila euro e un’abitazione intestata alla moglie di Comis in contrada Saracena ad Augusta.

I neomelodici

Tra i cantanti prodotti anche Gianni Vezzosi, autore di canzoni come Enzo Negativa dedicato a Vincenzo Scalia ammazzato nella sparatoria dell’8 agosto 2020 a Librino. “I neomelodici non sono indagati”, hanno detto i carabinieri in conferenza stampa.

Il latitante

Enzo pirigno Dato, anche lui destinatario dell’ordinanza del gip, è al momento latitante. Non è la prima volta che il soldato del clan di Picanello sfugge alla cattura ed è arrestato fuori dalla Sicilia. Presi però i fiancheggiatori del latitane, Rudy Veneziano, Veronica e Ugo Puglisi Foscolo

Un’altra persona è stata individuata all’estero. “Per questo indagato sono stati già attivati i canali di cooperazione internazionale”, ha concluso Rino Coppola, comandante provinciale dei carabinieri di Catania.

Pubblicato il

15 Ottobre 2021, 12:00

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