01 Marzo 2021, 14:44
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Messina – Domani 2 marzo prende il via a Messina il Maxiprocesso “Nebrodi” che vede alla sbarra 111 imputati. Il processo a quela che un tempo era nota come mafia dei pascoli segue l’operazione del 15 gennaio 2020 denominata “Nebrodi” con 94 arresti e il sequestro di 151 aziende agricole per mafia, una delle più vaste operazioni antimafia eseguite in Sicilia e la più imponente, sul versante dei Fondi Europei dell’Agricoltura in mano alle mafie, mai eseguita in Italia e all’Estero.
Più di mille uomini della Guardia di Finanza di Messina e dei Carabinieri del ROS hanno assicurato alla giustizia numerosi presunti componenti di famiglie mafiose contestando loro reati che ruotano attorno al lucroso affare dei Fondi Europei per l’Agricoltura in mano alle mafie combattuto con il cosiddetto “Protocollo Antoci”, ideato e voluto dall’ex Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci. L’attività della Dda di Messina, guidata dal Procuratore Maurizio De Lucia, ha indagato su un sistema protetto da silenzi e omertà che avevano soggiogato e sottomesso per anni un intero territorio e la Sicilia intera.
Così scrivono i magistrati nell’ordinanza: “In gran parte, oltre quelli depredati, si usavano terreni liberi, presi a caso da tutta la Sicilia e da zone impensabili dell’Italia, usati, spacciati come propri, per le raffinate truffe delle associazioni……; e ancora: “….la mafia che ha scoperto che soldi pubblici e finanziamenti costituiscono l’odierno tesoro e come siano diminuiti i rischi pur se i metodi restano criminali…..; e ancora: “…il campo di maggiore operatività è divenuto il grande business derivante dalle truffe ai danni dell’Unione Europea, come detto più remunerative e meno rischiose”.
Un meccanismo interrotto proprio da quel Protocollo che Giuseppe Antoci ha fortemente voluto insieme al Prefetto di Messina Stefano Trotta e che oggi continua ad essere applicato dal Prefetto Maria Carmela Librizzi, ricorda in una nota oggi Antoci. Lo strumento, recepito nei tre cardini del Nuovo Codice Antimafia e votato in Parlamento il 27 settembre 2015, ha posto le basi per una normativa che consente a magistratura e forze dell’Ordine di porre argine ad una vicenda che durava da tanti anni. Antoci fu vittima diu n tentato attentato da cui uscì indenne cinque anni fa.
“Abbiamo colpito con un’azione senza precedenti la mafia dei terreni – dichiara Antoci – ricca, potente e violenta, ed è per questo che quella notte volevano fermarmi. Volevano bloccare l’idea di una legge nazionale e dunque tutto quello che sta accadendo oggi. Io sarò presente domani all’Aula Bunker e li guarderò dritti negli occhi, uno per uno, senza paura, senza indugi e con l’unica forza che ho: quella dello Stato”, conclude Antoci.
«Domani mattina sarò nell’aula bunker del Tribunale di Messina al fianco di Giuseppe Antoci, per presenziare assieme a lui all’inizio del maxiprocesso #nebrodi. Un importante lavoro condotto dalla Procura Distrettuale di Messina contro la mafia dei pascoli, ricca, pericolosa e spietata, la stessa che ha attentato alla vita del presidente Antoci e della sua scorta. Saremo insieme per dimostrare la forza dello Stato e la vicinanza della Commissione Nazionale Antimafia. Non lasciamo che anche questo processo passi sotto silenzio!». Lo dichiara Piera Aiello, deputata del gruppo Misto, memento della Commissione Antimafia e da anni sotto scorta per minacce mafiose.
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01 Marzo 2021, 14:44