30 Maggio 2016, 14:34
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CATANIA – I “tortoriciani” avrebbero fatto affari (per droga) con i trafficanti catanesi di Adrano. Il collegamento sarebbe stato Francesco Costanzo di Bronte, finito in manette insieme ad altri 22 indagati nel maxi blitz “Senza Tregua” della Polizia di Messina che ha decapitato il clan dei Bontempo Scavo. Per comprenderci, la cosca che ha portato la mafia nello splendido Parco dei Nebrodi e che appena qualche settimana fa ha tentato di “eliminare” il presidente Giuseppe Antoci che si è messo di traverso ed ha rovinato i piani dei “torcoriciani”.
L’operazione di oggi della Dda di Messina (pm Vito Di Giorgio, Angelo Cavallo e Fabrizio Monaco) riguarda una delicata indagine condotta dalla polizia tra il 2013 e 2014 e che ha tentato di bloccare la riorganizzazione della cosca dei Bontempo Scavo. Ma nel corso dell’inchiesta gli investigatori scoprono un’altra associazione a delinquere dedite al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Nella lista dei catanesi arrestati non c’è solo Francesco Costanzo, 28 anni, ma ci sono altri brontesi come Luca Destro Pastizzaro, 22 anni, Roberto Giordano Galati, detto “pampuscia”, 38 anni, e Sebastiano Galati Rando, 34 anni. Ordinanza notificata in carcere per l’adranita Vincenzo Rosano, 48 anni. Per loro custodia cautelare in carcere, per un altro catanese – invece – il Gip ha disposto gli arresti domiciliari: il biancavillese Carmelo Imbarrato, 25 anni. (LE FOTO)
Non è finita, perchè quello che i magistrati messinesi definiscono il nuovo boss di Tortorici è di origini catanesi: il sorvegliato speciale Antonio Foraci, “u calabrisi”, è nato a Zafferana Etnea il 10 gennaio 1964. L’indagine porta al nome di Foraci quasi subito. Dalle intercettazioni scattate dopo un tentativo di estorsioni ai danni di un nightclub nel centro paladino, perpetrato nell’aprile 2013, emergerebbe chiaramente che il nuovo punto di riferimento sarebbe “U calabrisi”. A quel punto gli inquirenti riescono a ricostruire l’organigramma del clan Bontempo Scavo pienamente operativo nei Nebrodi. Scoperti anche collegamenti con la potente famiglia Nirta Strangio della ‘ndrangheta.
Gli inquirenti posizionano ai vertici della piramice, Antonio Foraci, organico dei Bontempo Scavo, al suo fianco la moglie Rina Costanzo, il figlio Cristian e Giovanni Bozzone. Foraci sarebbe diventato l’uomo al comando anche grazie al figlio: gli affari sono le estorsioni e la droga.
Le cimici della polizia vengono piazzate a casa del boss di origini catanesi. Foraci avrebbe avuto il bisogno di comunicare con un detenuto al carcere di Messina. Gli investigatori capiranno che “u calabrisi” voleva contattare Massimo Rocchetta. E’ stato intercettato mentre gli scriveva una lettera dove lo informava delle ultime vicende del clan e chiedeva il suo aiuto per risolvere un problema con la famiglia calabrese Nirta Strangio. Il rapporto epistolare che seguiva riguardava l’attività estorsiva di una ditta di Sant’Agata di Militello che operava in Calabria e Sicilia.
Inequivocabile un’intercettazione. Il boss originario di Zafferana Etna dice al figlio di andare da una vittima e lanciare un ultimatum: “gli devi dire: fino a stasera ho tempo, poi non ne ho più”. Questo era il modus operandi di Foraci. Nessun compromesso.
Per quanto riguarda la droga, i “tortoriciani” vendevano cocaina e marijuana. Lo dimostrano una serie di sequestri che si sono susseguiti durante le indagini. Su questro fronte la polizia ha individuato un altro gruppo di trafficanti, capeggiato da Gaetano Calogero Cambria Zurro.
Alla vasta operazione di oggi hanno dato supporto anche la Squadra Mobile di Catania e il reparto Prevenzione Crimine di Catania.
TUTTI I NOMI DEGLI ARRESTATI
Custodia cautelare in carcere:
Arresti domiciliari:
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30 Maggio 2016, 14:34