Mafia dei Nebrodi, nove fermati |In manette il boss Turi Catania

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15 Febbraio 2017, 09:57

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BRONTE – Duro colpo alla mafia dei Nebrodi. Azzerati i vertici delle cosce di Cesarò e Bronte. A finire in manette il boss Salvatore Catania che da decenni è indicato come uno dei reggenti della mafia rurale nella terra del Pistacchio.  Sono 9 in totale i fermi eseguiti dal Ros su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania. Tra i destinatari dei fermi anche il presunto capo di Cesarò (centro del messinese) Giovanni Pruiti.

Oggi la Procura presenterà al Gip di Catania la richiesta di convalida dei nove fermi eseguiti da carabinieri del Ros. L’udienza si dovrebbe tenere venerdì prossimo. Al centro delle indagini , che hanno redatto un’informativa di circa 100 pagine, la violazione del cosiddetto ‘protocollo Antoci’ da parte dei clan. Secondo l’accusa, per poterlo ‘aggirare’ con minacce e aggressioni, avrebbero costretto allevatori e contadini a cedere i terreni di loro proprietà per potere così accedere ai contributi per l’agricoltura dell’Unione europea senza la certificazione antimafia che il presidente del parco dei Nebrodi ha reso obbligatoria per l’accesso ai finanziamenti. Una decisione che ha tolto molti terreni, e quindi fatto perdere soldi, alle cosche della zona. L’indagine ha avuto un’accelerazione con i fermi per il rischio di gravi intimidazioni o violenze nei confronti delle vittime.

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Il presidente del Parco Dei Nebrodi Giuseppe Antoci lo scorso anno è rimasto vittima, illesa, di un agguato, con colpi di fucile sparati contro la sua auto blindata sulla strada dei boschi dei Nebrodi che unisce San Fratello e Cesarò. Su quest’ultimo episodio ha pendente un’inchiesta la Dda della Procura di Messina.

“E’ un duro colpo assestato ad importanti famiglie mafiose. Apprendo inoltre che tutto questo è collegato agli effetti scaturiti dal Protocollo di Legalità”, commenta Antoci. “Sono contento – prosegue  – che il percorso di legalità e sviluppo che stiamo portando avanti continua e che stiamo liberando la Sicilia da un malaffare che durava da anni e che toglieva dignità agli agricoltori ed allevatori onesti. Tengo a ringraziare particolarmente i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina, i Ros di Catania e la Compagnia di Santo Stefano di Camastra ed un ringraziamento particolare alla Dda di Catania – conclude Antoci – che continuano a dimostrare impegno, responsabilità e dedizione”. “Il 23 febbraio – conclude Antoci – sarò a Roma alla Camera dei Deputati per presentare la Legge che di fatto allarga il Protocollo di Legalità a tutta Italia facendolo definitivamente diventare legge dello Stato. Questa è l’antimafia dei risultati e che trova credibilità nel lavoro e nella condivisione dei più alti valori della Legalità”.

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15 Febbraio 2017, 09:57

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