Mafia, la Dia su Catania: gli affari dei clan MAPPA - Live Sicilia

Mafia, la Dia su Catania: gli affari dei clan MAPPA

Ecco i particolari dei Laudani, dei Pillera e delle principali famiglie.
LA RELAZIONE
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CATANIA – La nuova mafia, non solo estorsioni, gioco illegale e droga. Ecco i particolari degli affari del clan Laudani, dei Pillera e delle principali famiglie. Terza puntata sulla relazione semestrale della Dia. LEGGI ANCHE La mappa dei boss tutti i NOMI

I Laudani

Uno degli altri clan importanti, storico allegato dei Santapaola, è quello dei Laudani, che nonostante arresti e sequestri di beni, ha dimostrato di sapersi riorganizzare ed evolvere, divenendo una delle compagini più strutturate e solide nel panorama criminale. Particolarmente attivo in città e nell’hinterland, dove si occupa principalmente del traffico di droga, delle estorsioni e dell’usura, ha esteso i suoi interessi criminali anche nel nord Italia evidenziando una particolare attitudine a inserirsi nei canali dell’economia legale. Gli altri clan sono i Pillera, Di Mauro, Sciuto, Piacenti.

Altre indagini hanno portato all’azzeramento di varie “piaz­ze di spaccio”, dimostrando come il mercato degli stupefacenti rappresenti ancora uno dei settori criminali più vantaggiosi nel quale è pronta a investire non solo Cosa Nostra, ma anche le altre organizzazioni criminali italiane e straniere.

I sequestri

“Complessivamente – stima la Dia – le attività di polizia condotte nel semestre in esame hanno portato al sequestro di oltre 90 kg di cocaina, 300 kg di marijuana e oltre 450 kg di hashish. Nel periodo di riferimento alcune indagini hanno evidenziato come le problematiche corrut­tive risultino radicate anche al di fuori dei contesti di criminalità organizzata assumendo un carattere quasi “consuetudinario”. E’ quanto emerge da due distinte indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Catania rispettivamente nell’ottobre e nel novembre 2021”.

L’operazio­ne “Extra base” del 17 ottobre 2021 ha consentito di trarre in arresto due pubblici ufficia­li accusati di istigazione alla corruzione, in seno ad una procedura di esproprio per pubblica utilità di terreni privati. Avrebbero promesso al proprietario in cambio di una “mazzetta” diversi vantaggi, come ad esempio un indennizzo maggiore rispetto al valore di mercato per l’esproprio del terreno, un allargamento dell’area da espropriare, nonché un riconoscimento veloce per l’indennità d’esproprio senza la necessità di avviare contenziosi con la pubblica amministrazione. Nel chiedere compensi illeciti i pubblici ufficiali si avvalevano di un vero e proprio tariffario con una percentuale dall’uno al tre per cento a seconda dell’aumento di valore dell’indennità di esproprio.

A novembre, la Finanza ha messo sotto inchiesta sei persone, con l’indagine Genius, per le accuse di corruzione, turbata libertà degli incanti e falso in atto pubblico per la realizzazione di lavori pubblici in provincia di Catania. “Le attività hanno colpito alcuni dirigenti e funzionari nonché 3 imprenditori di Gela e Ragusa operanti nel settore delle costruzioni edili ed hanno riguardato alcune commesse per il rifa­cimento di opere pubbliche messe a bando per un valore complessivo pari a circa 4 milioni di euro. I dirigenti e funzionari coinvolti in cambio di denaro si sarebbero adoperati per agevola­re una società di costruzioni con sede a Gela”.

Soldi “facili” con i contributi pubblici e le infiltrazioni negli enti locali. I casi Maniace e Catalabiano

“Altro settore ad appannaggio della criminalità organizzata di tipo mafioso ma non solo risul­ta quello delle truffe perpetrate ai danni dello Stato. Il contingente momento storico dovuto alla pandemia da covid-19 ha originato come noto una serie di provvedimenti governativi atti a supportare famiglie e imprese in difficoltà, conseguentemente la possibilità di un facile guadagno non è sfuggita alle organizzazioni che hanno puntato a distrarre i “soldi” pubblici in favore di interessi illeciti. È quanto emerge dagli esiti dell’operazione “Money back”, con­clusa dalla Guardia di Finanza il 15 novembre 2021 nei confronti di “un’organizzazione locale con struttura piramidale costituita al suo interno da più piani paralleli tra loro connessi. Gli associati rivestono ruoli tra loro autonomi seppur intercambiabili, tutti funzionali al raggiungimento dello scopo comune, ovvero quello di arricchirsi indebitamente mediante la messa in atto di un determinato numero di frodi realizzate sia a danno di privati cittadini che di enti locali o di soggetti gestori di pubbliche risor­se”.

L’inchiesta che ha interessato anche Svizzera, Germania, Regno Unito e Malta ha infatti consentito di disvelare l’esistenza di alcune truffe in danno della Regione Lazio, perpetrate da società operanti nel settore dei servizi per il turismo che accedevano a finanziamenti concessi a tassi agevolati erogati grazie al “fondo relativo per il piccolo credito” istituito proprio per sostenere le piccole e medie imprese. Al fine di ottenere i suddetti finanziamenti i promotori si avvalevano con l’aiuto di commercialisti compiacenti di bilanci falsi e dichiarazioni dei redditi fraudolente provvedendo successivamente al reimpiego in operazioni illecite di riciclaggio e autoriciclaggio. Nel contesto sono state sottoposte a sequestro quote di 16 società e conti cor­renti bancari per un valore di circa 500 mila euro”.

Resta ancora sottoposto alla gestione dei commissari del Ministero dell’Interno il Comune di Maniace, dove “l’avviata azione di riorganizzazione e ripristino della legalità, nonostante i positivi risultati conseguiti dalla commissione straordinaria, non può ritenersi conclusa”; “mentre al termine dell’accesso ispettivo disposto nel Comune di Calatabiano la commissione ha evidenziato “la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la crimi­nalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi” che hanno portato alla nomina, nell’ottobre 2021, di una commissione per la gestione provvisoria dell’Ente”.

Le altre mafie operanti a Catania: i nigeriani e il controllo della prostituzione e del caporalato

Particolare attenzione, secondo la Dia, merita inoltre la presenza nel territorio catanese di gruppi criminali stranieri. Si tratta di sodalizi dediti in alcuni quartieri specifici allo sfruttamento della pro­stituzione e del lavoro nero, nonché al caporalato, al commercio di prodotti contraffatti e allo spaccio di droga. “Particolarmente strutturati risultano i sodalizi nigeriani, la cui operatività aveva già trovato conferma con l’operazione “Family Light House of Sicily”, conclusa dalla Po­lizia di Stato nel luglio 2020. L’indagine aveva attinto la “cellula” siciliana della confraternita cultista dei “Maphite” ed aveva permesso di documentare diversi summit svolti tra i vertici dell’organizzazione nelle città di Catania, Palermo, Caltanissetta e Messina”.

“Significativo è anche il fenomeno dello sfruttamento della prostituzione gestito a Catania da soggetti bulgari così come emerso dagli esiti dell’operazione “Bokluk”, conclusa dalla Polizia di Stato il 10 ottobre 2021. L’indagine ha consentito di smantellare un consesso criminale transnazionale composto da 9 bulgari ritenuti responsabili di tratta e sfruttamento della pro­stituzione. Le donne arrivavano in Italia dopo essere state “acquistate” in Bulgaria e venivano collocate in abitazioni fatiscenti, denutrite e vessate con violenze fisiche e psicologiche. Tra queste anche una disabile costretta a prostituirsi sotto il controllo dei componenti del gruppo”.


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