Mafia e l’affare “immondizia” |Contatti tra Cosa nostra e Stidda

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14 Marzo 2018, 20:34

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CATANIA – Appena un anno fa ci sarebbero stati contatti tra Cosa nostra e la Stidda di Ragusa per discutere di soldi da guadagnare “nell’immondizia”. Relazioni pericolose che emergono nelle carte dell’inchiesta Chaos che appena quattro mesi fa ha azzerato la cosca Santapaola-Ercolano. Gli inquirenti mettono tutto nero su bianco.

C’è una intercettazione, in particolare, che apre analisi sugli assetti mafiosi siciliani. Un dialogo serrato tra Cosa nostra e le organizzazioni mafiose iblee.  Dalle intercettazioni sarebbe emerso che il clan Santapaola avrebbe avuto interesse ad avvicinare i responsabili di un’azienda che si occupava dei servizi di igiene urbana in un comune siracusano. Si parla di “quello dell’immondizia”. Ad un certo punto ci sarebbe stata un’ingerenza da parte di un boss catanese su una questione che invece era di “competenza dei Nardo”. A novembre 2016 si parla del “fatto della monizza” e si iniziano a fare i conti. Migliaia di euro che servivano a rendere più pesanti i portafogli della cosca.

Per chiudere l’affare sarebbe stata intavolata una trattativa con “gli stiddari” (“che non sono amici nostri”). Gli stiddari di Ragusa. L’inchiesta però non chiarisce quali siano stati gli esiti di questa “trattativa” mafiosa.

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A marzo 2017 si registrano contatti tra Antonio Tomaselli (ritenuto dagli inquirenti il reggente operativo della cosca Santapaola-Ercolano) e Fabrizio Iachininoto, il quale nel 2002 era stato coinvolto nell’operazione Gorgia ed inoltre sarebbe stato dipendente come operatore ecologico della Meridiana sas di Vincenzo Guglielmino, imprenditore del settore rifiuti, finito al centro del ciclone giudiziario Gorgòni della Dia su corruzione, mafia e appalti.

Ma non è finita perché le cimici del Ros avrebbero registrato le reazioni al blitz della Squadra Mobile Penelope di gennaio 2017, che ha azzerato la cosca Cappello-Bonaccorsi. In quella retata la Squadra Mobile mette i sigilli ad alcune aziende che avevano diversi appalti di rifiuti. Imprese riconducibili a Giuseppe Guglielmino, figlio di Vincenzo, e ritenuto dagli inquirenti un imprenditore organico alla cosca Cappello.

Insomma un intreccio di relazioni sospette tra boss e imprenditori da non sottovalutare. Il settore dei rifiuti resta uno degli affari che attrae maggiormente i clan. E per accaparrarsi  pizzo o tangenti Cosa nostra pare aver aperto un dialogo anche con la Stidda. La mafia inizia ad agire e a relazionarsi come le grandi holding economiche.

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14 Marzo 2018, 20:34

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