Mafia e operazioni immobiliari| Condannati, assolti e prescritti

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07 Ottobre 2019, 17:03

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PALERMO – Condanne, assoluzioni e prescrizioni: cadendo l’aggravante di mafia l’impianto ha accusatorio ha retto solo in parte.

Il processo che si è chiuso davanti al giudice per l’udienza preliminare Fabio Pilato è una costola dell’inchiesta che, nel 2016, portò in carcere Marcello Marcatajo, civilista e docente universitario, deceduto per una malattia poco dopo aver ottenuto gli arresti domiciliari.

Per quasi 13 anni, così hanno ricostruito i finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria, e con la complicità di diversi familiari tra cui moglie e figli, Marcatajo avrebbe curato gli interessi del clan mafiosi Graziano e e Galatolo dell’Acquasanta.

Accuse confermate al pubblico ministero Amelia Luise dall’ex boss Vito Galatolo che ha scelto di collaborare. In un altro processo nei mesi scorsi sono già state inflitte delle pesanti condanne.

La tranche davanti al gup Pilato riguardava diversi episodi di riciclaggio di denaro illecito attraverso una serie di compravendite immobiliari.

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Condannato a quattro anni Francesco Graziano, figlio del capomafia Vincenzo, a due anni la moglie Maria Virginia Inserillo, sempre a due anni Virgilia Valenti e Rossella Collura. Un anno e dieci mesi è la pena inflitta all’avvocato Nicolò Riccobene, imputato per favoreggiamento semplice nei confronti di Marcello Marcatajo. Il legale ha sempre negato la contestazione. Il suo difensore, l’avvocato Enrico Sanseverino, si limita a dire che dopo avere letto le motivazioni farà certamente ricorso in appello. Riccobene è anche indagato in un’altra inchiesta per intestazione fittizia, ma la stessa Procura ha chiesto l’archiviazione.

Gli assolti sono Gaetano Giampino, Angelo Graziano, Roberta Cane, Giovanna Di Maria classe ’84, Giovanna Di Maria classe ’86., Giuseppe Di Maria. Sono difesi fra gli altri dagli avvocati Edi Gioè e Valentian Clementi. Non doversi procedere per prescrizione per Vincenzo, Loredana, Roberto e Santo Graziano

Nel caso delle assoluzioni nel merito deve avere influito la decisione del Riesame che, su istanza dell’avvocato Edi Gioè, difensore di Giovanna Di Maria (classe 1986), stabilì che non c’era prova alcuna che l’immobile venduto fosse di provenienza illecita o che la donna fosse al corrente della vicenda visto che ha tagliato i ponti con la famiglia Graziano, trasferendosi nel Nord Italia, e potendo dimostrare redditi leciti che giustificassero l’acquisto. In ogni caso qualora l’operazione immobiliare fosse stata un tentativo di aggirare una misura di prevenzione questo non vuol dire che il bene avesse una provenienza illecita.

 

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07 Ottobre 2019, 17:03

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