Cronaca

Mafia e pizzo nelle Madonie, nove condannati e un solo assolto

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12 Giugno 2024, 22:05

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PALERMO- Tutti condannati e un solo assolto. Il giudice per l’udienza preliminare Patrizia Ferro ha ritenuto colpevoli nove imputati nel processo scaturito da un’operazione antimafia dei carabinieri tra Caccamo, Trabia, e San Mauro Castelverde.

Nel blitz erano state coinvolte 13 persone: cinque in carcere e otto ai domiciliari. In nove hanno scelto il rito abbreviato e quattro quello ordinario che si sta celebrando a Termini Imerese.

Erano imputati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione (tentata e consumata), favoreggiamento e spaccio di droga.

Le condanne

Queste le condanne: Rosolino Rizzo 10 anni di reclusione (Cerda), Pino Rizzo 18 anni (Collesano), Giada Quattrocchi 8 anni e 4 mesi (Campofelice dei Roccella), Rosolino Dioguardi 8 anni (Cerda), Luigi Antonio Piraino 4 anni (Cerda), Pietro Cicero 2 anni e 8 mesi (Cerda), Luciano Imburgia 2 anni e 2 mesi, Salvatore Leggio un anno e 4 mesi (Palermo), Calogero Zambaldo 2 anni. Per questi ultimi due la pena è sospesa.

L’unico assolto è Ignazio Piraino di Termini Imerese, difeso dall’avvocato Carmelo Genovese.

Le indagini dei militari della compagnia di Cefalù, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, fotografarono il periodo 2020-2022 e avrebbero consentito di fare luce su alcune estorsioni ai danni di imprenditori dei settori edile, immobiliare, agricolo e delle onoranze funebri.

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“Toccò il seno a una ragazzina”

Il capomafia detenuto Pino Rizzo era tornato in carcere dove aveva già trascorso 17 dei suoi 55 anni. Un tempo era luogotenente del capo mandamento di Caccamo, Nino Giuffrè, poi divenuto collaboratore di giustizia. Al suo fianco avrebbe operato la compagna Giada Quattrocchi.

L’inchiesta svelò anche una brutta storia di violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia. Pino Rizzo avrebbe abusato di una quindicenne con cui aveva anche legami famigliari. In un video si vedeva l’imputato toccare il seno alla minorenne che si allontana per sottrarsi alla presa.

Pasta, lenticchie e botte

Il padre, Giuseppe Rizzo, 84 anni (anche lui già condannato in passato per mafia), avrebbe picchiato, insultato e vessato alcuni parenti. Le loro colpe? Essersi affacciati alla finestra senza permesso e avere cucinato troppo spesso una stessa pietanza.

“Tutti i giorni la pasta con lenticchie, tutti i giorni – raccontava una delle due donne – Oh, ma cosa vuoi? Questo c’è e questo ti devi mangiare… Si alza e cafudda mi ha stretto il collo…”.

Riconosciuto un risarcimento dei danni alle parti civili, tra cui Comune di Cerda, Sos Impresa, centro studi Pio La Torre, Sportello Solidarietà, Confcommercio, Solidaria, Confesercenti, Provincia di Palermo.

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12 Giugno 2024, 22:05

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