Mafia ed estorsioni al Borgo | Sequestro da 20 milioni per Ciresi

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29 Gennaio 2014, 11:27

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PALERMO – Cinquanta agnelli della ditta di macellazione a lui riconducibile e già sequestrata, erano stati consegnati dai carabinieri alla Missione Speranza e Carità di Biagio Conte. Adesso, il provvedimento scatta per il resto del suo patrimonio, dalle auto alle quote societarie della “Ovinsicula”, una delle più grandi realtà nel settore della macellazione nell’Isola.

Nel mirino dei finanzieri e dei carabinieri del reparto operativo, coordinati dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, è infatti finito Antonino Ciresi, il 71enne presunto estorsore dello chef Natale Giunta e considerato titolare dell’azienda di vendita all’ingrosso di carni.

Coinvolto nell’ambito dell’operazione “Alexander” che nel luglio 2013 sgominò il mandamento di Porta Nuova, Ciresi è ritenuto un pezzo da novanta della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio e braccio destro del boss Alessandro D’Ambrogio, per il quale avrebbe gestito le estorsioni ai danni dei commercianti della zona. Indagato per intestazione fittizia, avrebbe anche tentato di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione, intestando a terze persone la titolarità delle quote della srl che si occupa di macellazione e commercializzazione di carni, con sedi a Mezzojuso e in via Stazozne, a Palermo.

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Ciresi avrebbe quindi continuato a gestirne gli affari e le dinamiche, anche dal carcere, come hanno dimostrato le intercettazioni, da cui si evince cosa aveva riferito al figlio: “…Allora … digli al signor Ania a tutti e due i soci di stare attenti allo “stazzone”… di stare attenti allo stazzone”…/… “… poi un’altra cosa, gli dici a Paoluzzu e a tutti… nei conti e nei discorsi voglio assistere io me l’ha detto mio padre, tutta la fiducia ce l’hai sempre tu Paoluzzu però mio padre vuole che io le cose li devo sapere”. Faceva raccomandazioni affinché, in caso di controlli, nessuno rivelasse il suo reale ruolo: “Si merita questo… perché è intestato a lui sennò … inc. … ah! Poi digli che se lo chiamano io socio non ci sono perché nel mandato di cattura c’è messo che io sono socio… mio padre dichiarazioni non ne ha fatto, perciò lui quando viene chiamato ma quali soci… veniva a leggersi il giornale, ogni tanto vendeva qualche vitello”.

Nel dettaglio, a finire sotto sequestro, oltre ai venti milioni del valore aziendale, due auto – una Opel Meriva di novemila euro ed una Citroen C1 di seimila euro; una cassetta di sicurezza; disponibilità finanziarie tra cui diciassette conti correnti, rapporti bancari, deposito titoli e polizze assicurative, per un totale di venti milioni e 115 mila euro.

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29 Gennaio 2014, 11:27

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