“La mafia imponeva le ditte” | Arenella, inchiesta sul porticciolo

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20 Giugno 2014, 06:05

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PALERMO – Erano i mesi a cavallo fra il 2008 e il 2009. La mafia aveva messo gli occhi sui lavori di ristrutturazione del porticciolo dell’Arenella.

Stefano Fidanzati, che nella borgata marinana palermitana poteva fare la voce grossa in virtù del suo cognome pesante, avrebbe sponsorizzato, con le minacce tipiche del repertorio mafioso, gli imprenditori Daniele ed Epifanio Aiello. Sarebbe stata una delle sue ultime cose fatte da uomo libero. Nel maggio di quello stesso anno Fidanzati figurava nell’elenco degli arrestati dell’operazione Eos dei carabinieri.

Il fratello di Gaetano – storico capomafia oggi deceduto, bloccato a Milano durante la latitanza – e gli Aiello hanno appena ricevuto, assieme a Sergio Russo, l’avviso di conclusione delle indagini firmato dai pubblici ministeri Claudia Ferrari e Amelia Luise. Fidanzati e gli Aiello sono indagati per estorsione aggravata e concorrenza sleale. Ai fratelli Aiello e a Russo viene contestato il trasferimento fraudolento di valori.

Secondo l’accusa, l’imprenditore incaricato di completare la diga foranea e di collocare i pontili galleggianti nel porticciolo sarebbe stato costretto ad affidare l’appalto prima alla ditta Epidan Costruzioni di Aiello Daniele con sede in via Don Orione e poi alla Società cooperativa Dian di piazza Diodoro Siculo, riconducibili entrambi ad Epifanio Aiello.

Quest’ultimo viene inserito – è stato condannato con sentenza definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa – nella lista dei costruttori in affari con i boss. E proprio per evitare che sui suoi beni si abbattesse la scure delle Misure di prevenzione avrebbe “fittiziamente” trasferito al fratello l’impresa e a Russo la cooperativa.

Adesso gli indagati hanno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive. Trascorsi i quali i pubblici ministeri presenteranno la richiesta di rinvio a giudizio.

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20 Giugno 2014, 06:05

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