Da Resuttana a Porta Nuova | Il figlio del pentito univa i clan

di

16 Agosto 2018, 05:56

3 min di lettura

PALERMO – Gli hanno perdonato una delle colpe più gravi. Quella di essere figlio di un pentito. Raffaele Favaloro, arrestato nell’ultimo blitz dei finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria, mise la sua vita nelle mani dei boss. Era pronto a morire pur di cancellare la macchia indelebile lasciata dal padre Marco. Ed invece i boss lo perdonarono. Il mensile S, in edicola, pubblica tutte le intercettazioni sul boss di Resuttana in un lungo speciale.

Ed è calandosi nella vita criminale di Resuttana che si scoprono le ragioni di un perdono inaspettato. Raffaele Favaloro si è guadagnato il rispetto sul campo. E così quando nel 2013 qualcuno pensò che fosse giunta l’ora di eliminarlo, fu il capomafia Vito Galatolo a stoppare il piano di morte. Raffaele Favaloro era ormai l’ufficiale di collegamento con i boss delle altre famiglie mafiose di Palermo. Per ultimi quelli di Porta Nuova, dai fratelli Giuseppe e Domenico Tantillo a Giuseppe Corona, arrestato insieme a lui: “… perché io sono per la criminalità… “, diceva Favaloro che raccontava dei suoi trascorsi al fianco dei potenti Madonia. Si era persino trovato al cospetto di Matteo Messina Denaro: “… io lo conosco, l’ho conosciuto nel Novanta…”.

Il 9 gennaio 2014 squilla il telefono di Favaloro. All’altro capo della cornetta c’è Domenico Tantillo: “Raffaè, ti dovrei dire una cosa, è una cosa d’urgenza… ma… quel ragazzo… l’altra volta Salvo… quello che ha il villino dove lo abbiamo noi altri… lo puoi rintracciare d’urgenza?… e gli puoi dire che viene qua un minuto, se è qua, ci andiamo noi altri là… se è a Carini si fa trovare al villino di mio padre”. Risposta secca: “Va bene, ok”.

Nel 2014 Mimmo Tantillo, assieme al fratello Giuseppe poi divenuto collaboratore di giustizia, guidava la famiglia mafiosa del Borgo Vecchio. Favaloro, invece, stava scalando le posizioni a Resuttana. Resuttana e Borgo Vecchio, territori distanti, ma vicini nelle dinamiche mafiose.

Articoli Correlati

La telefonata viene intercettata dai finanzieri. La persona che Tantillo vuole rintracciare in fretta è Salvatore Flandina, definito dagli investigatori “pregiudicato emerso nel corso delle indagini in quanto inserito negli ambienti criminali di Carini”. Di lui si segnalano la parentela con Vittorio Emanuele Lipari e Melchiorre Flandina, sono rispettivamente suo cognato e suo fratello, ritenuti “uomini d’onore del mandamento di Porta Nuova”.

Qualche giorno dopo Tantillo chiama Favaloro. Quest’ultimo si trova a Carini dove ha incontrato una persona identificata in Fabrizio Volo: “… a Carini sono Mi… te l’ho salutato… a Fabrizio… “: Tantillo: “… se lo sapevo venivo con te… eh Fabrì… eh, gli dici che stasera ci deve andare un ragazzo che gli deve dire una cosa… che è importante… “. Sul conto di Volo gli investigatori annotano che si tratta di un soggetto che ha avuto frequentazioni con Salvatore Cataldo, classe 1949, già condannato per reati di mafia e ritenuto partecipe alla famiglia mafiosa di Carini, e con Roberto Pagnotta, “classe 1977, emerso nel presente contesto investigativo ed inserito nelle dinamiche criminali della famiglia mafiosa di Carini”. Di cosa dovevano discutere? Entrambi i casi sono al momento di difficile lettura, ma dimostrano la trasversalità dei rapporti che legano gli uomini di Resuttana a quelli del Borgo Vecchio.

Tutti i dettagli e tanto altro sul Mensile S.

Pubblicato il

16 Agosto 2018, 05:56

Condividi sui social