Mafia, Forza Italia, desistenza | Ingroia a tutto campo

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25 Gennaio 2013, 00:45

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PALERMO – “L’Italia ha una classe dirigente incline a delinquere. Per questo motivo non siamo un Paese normale”. Ad affermarlo è Antonio Ingroia, che è stato ospite della trasmissione Servizio pubblico di Michele Santoro. L’ex magistrato ha parlato soprattutto di liste pulite e di giustizia, attaccando anche Marcello Dell’Utri: “Ho le prove che ha costituito Forza Italia per favorire Cosa nostra. L’ho dimostrato nella mia requisitoria che ha preceduto la sua condanna”.

Mara Carfagna lo appella ironicamente il “novello Pericle”, Antonio Ingroia dal canto suo ribatte con piglio leonino. Il legame con i partiti esiste, e l’ex pm si giustifica così: “Sono solo quattro candidati su 955, la stragrande maggioranza sono facce nuove. In tutte le circoscrizioni dietro di me c’è un esponente della società civile e solo dopo i partiti. Diliberto per esempio è candidato al Senato in Emilia-Romagna in un posto tutt’altro che sicuro. I politici hanno accettato di fare un passo indietro, come avevo chiesto loro”.

Ingroia torna pure sull’intervista rilasciata al settimanale Chi, dove sottolinea come il vero avversario sia non tanto Berlusconi quanto Monti. “Ho stima dell’attuale premier come persona – afferma – perché ha riportato credibilità all’Italia. Ritengo però le politiche espresse dal suo governo siano diretta emanazione di quelle sviluppate da Berlusconi”. E a chi gli rimprovera la simpatia espressa per quest’ultimo, risponde così: “Dopo vent’anni penso che sia politicamente finito, non c’è nessuna possibilità che vada al governo. Monti invece è molto più vicino ad essere di nuovo premier”.

Torna qui in modo deciso il tema delle alleanze. E lo scenario della desistenza al Senato nelle regioni chiave potrebbe diventare un tormentone negli ultimi giorni di campagna elettorale. Ingroia infatti apre uno spiraglio: “Valuterei se farla solo qualora Bersani dicesse in modo chiaro di non essere disposto a fare alcun accordo con Monti”. L’altro interlocutore del leader di Rivoluzione civile è Beppe Grillo, cui Ingroia ha fatto ripetute aperture. E l’anima del Movimento Cinque Stelle risponde in un’intervista: “Ingroia sta facendo il bidone aspiratutto. Magari spera che gli facciamo un ‘tre per due’, ogni tre candidati nostri due li vuole lui”. Il magistrato risponde secco: “Lui fa campagna elettorale, è comprensibile ecceda con le parole. Le sue frasi però mi irritano perché non corrispondono al vero. La nostra rivoluzione civile è effettivo rinnovamento della classe politica. Ci sono i partiti, ma sono quei partiti che dentro e fuori il Parlamento hanno combattuto il berlusconismo ed il montismo”. Ed il ritorno dal Guatemala? “Ho preso questa decisione perché l’Italia così non poteva andare più avanti, abbiamo una classe dirigente incapace di rinnovarsi ed una classe politica che si è autoassolta”.

C’è spazio anche per il battibecco a distanza con Marcello Dell’Utri, intervistato dallo staff di Servizio pubblico dopo la mancata candidatura alle Politiche. Il senatore cita Giulio Andreotti: “Il consorzio esterno in associazione mafiosa non è grave”. Poi parla del passo indietro forzato, che non lo riporterà a candidarsi: “Sono deluso, rassegnato e amareggiato – dice –, più che pulite le liste direi che sono lavate col detersivo”. Non manca poi l’attacco a Ingroia. “Fino a ieri ha fatto l’inquisitore sulla vita politica del Paese – sottolinea –. E’ la conferma del fatto che i processi da lui intentanti sono processi di carattere politico. Non è accettabile che possa schioccare le dita e tornare a fare il magistrato”. A stretto giro arriva la risposta del magistrato: “L’anomalia sarebbe se fossi entrato in politica a fianco di coloro i quali ho indagato. Sfido a giudicarmi in funzione di quanto ho fatto come giudice, cioè in base a quanto sta nei fatti dello svolgimento del mio lavoro”.

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Ingroia ne ha per tutti. C’è la frecciata per Pietro Grasso: “Si sa che su tante cose non siamo d’accordo”. E soprattutto c’è una bozza di riforma della magistratura. “Berlusconi voleva togliere il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e togliere al pm la possibilità di azione di indagine. Noi invece vogliamo certezza del diritto e certezza della pena. Fra i primi provvedimenti pensiamo a ripristinare la penalizzazione del falso in bilancio”.

 

 

 

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25 Gennaio 2013, 00:45

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