12 Settembre 2016, 15:45
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PALERMO – Dissequestrati i beni degli eredi Brancato scovati nelle scorse settimane ad Andorra. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame. Non si conoscono ancora le motivazioni del provvedimento che restituisce un tesoretto da un milione e 400 di euro a Maria D’Anna, moglie di Ezio Brancato, socio di Vito Ciancimino negli affari del gas, e alle figlie Monia e Antonella Brancato. I beni restano comunque bloccati ad Andorra dove è in corso un’altra inchiesta.
Per la prima volta la Procura di Palermo aveva siglato un accordio internazionale con il principato di Andorra e così i finanzieri della Polizia tributaria erano entrati nel caveau di alcune banche dove hanno trovato soldi in contanti, gioielli e i contratti di alcuni immobili.
Gli affari del gas iniziano nel 1981 quando nasceva la Gasdotti Azienda Siciliana fondata da due gruppi imprenditoriali. Uno faceva capo al tributarista Gianni Lapis e tramite lui a Vito Ciancimino. L’altro ad Ezio Brancato. Grazie all’appoggio di Cosa nostra, in particolare di Bernardo Provenzano, l’azienda ottenne il via libera per realizzare la rete e la concessione per distribuire il metano in settantaquattro comuni fra Sicilia e Abruzzo. Nel 2004, prima di essere venduta per 115 milioni di euro agli spagnoli della Gas Natural, la società era diventata un colosso del settore. Già nel 2013 era scattato un sequestro patrimoniale.
Le recenti indagini avrebbero accertato che nei mesi successivi al primo sequestro gli indagati avrebbero trasferito nelle banche andorrane soldi in contanti e gioielli per un milione e mezzo di euro. Il Tribunale del riesame potrebbe avere ritenuto non sufficiente motivato il provvedimento del giudice per le indagini preliminari. Di certo c’è che stata accolta la richiesta dei legali dei Brancato, gli avvocati Alberto Polizzi, Ernesto D’Angelo e Raffaele Bonsignore.
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12 Settembre 2016, 15:45