Il caso del debito di gioco | Il cliente: “Vittima di un raggiro”

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05 Febbraio 2015, 19:46

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera dell’avvocato Stefano Cultrera, che assiste il cliente della sala scommesse di via Cavour.

“Con questa nota si mira anche a chiarire che il mio assistito, non ha, né ha mai avuto rapporti con soggetti vicini a Cosa nostra o alla criminalità organizzata, né ha richiesto mai l’intervento di tali soggetti per la soluzione dell’ormai nota controversia con la titolare della ditta individuale che gestisce l’esercizio commerciale denominato Caesars Palace Luxury ed il suo preposto, né infine ha nulla a che vedere con tale attività e coi soggetti indicati negli articoli. In considerazione del fatto che risultano pendenti alcuni contenziosi di natura sia civile che penale in seno ai quali si accerterà quanto effettivamente successo, è necessario chiarire in tale sede che il mio assistito è stato vittima di una vicenda fraudolenta che lo ha portato a subire la richiesta di pagamento di un debito spropositato, dietro minaccia di azioni esecutive e pignoramenti da parte dei soggetti sopra indicati, che facevano leva su assegni in bianco dati in garanzia al preposto della sala, al fine di potere giocare a credito, come da prassi.

Tali assegni sono stati riempiti abusivamente solo in un momento successivo, con l’inserimento di importi puramente arbitrari, nomi dei beneficiari e data di emissione, da parte di chi li ha poi riscossi. Il mio assistito ha chiesto più volte in giudizio che venisse disposta una perizia calligrafica per verificare il riempimento successivo degli assegni ad opera dei soggetti percettori, che sino ad oggi si sono sempre opposti a tale richiesta. Adesso attendiamo la decisione del giudice su tale istanza.

Allo stato attuale è in corso un giudizio civile dinanzi al Tribunale di Palermo ove si deciderà sulla dichiarazione di nullità degli assegni riempiti abusivamente dal preposto in favore della titolare della sala giochi. In passato, il mio assistito aveva richiesto al giudice di ordinare al preposto e alla titolare della sala la restituzione degli assegni in bianco, ma, avendo questi ultimi provveduto, nelle more del giudizio cautelare, al riempimento abusivo e alla riscossione degli stessi, per un importo complessivo superiore a euro 90.000, il giudice non ne ha potuto ordinare la restituzione, limitandosi ad indicare al mio assistito la strada del giudizio civile che è tuttora pendente”.

 

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05 Febbraio 2015, 19:46

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