Cinisi: Mafia, la casa resta al Comune: 70mila al figlio di don Tano

Mafia, la casa resta al Comune: 70mila al figlio di don Tano

Più volte Badalamenti, seguendo la legge, ha provato a rientrare in possesso dell'edificio

PALERMO – I giudici della seconda sezione della corte d’assise di Palermo, presieduta da Vincenzo Terranova, hanno stabilito che il casolare appartenuto alla famiglia del boss Gaetano Badalamenti rimarrà al Comune di Cinisi che dovrà dare, in solido con l’Agenzia dei beni confiscati, 71.000 euro agli eredi del capomafia: Leonardo Badalamenti, Vito Badalamenti e Teresa Vitale.

Nel 2020 una sentenza aveva disposto la restituzione dell’edificio al secondogenito del boss, Leonardo Badalamenti. La Corte d’Assise, infatti, si era accorta di un errore di trascrizione del numero di una particella e, pur avendo confermato la confisca di molti altri beni dei Badalamenti, per il casolare di contrada Uliveto aveva deciso la revoca della misura e la restituzione dell’immobile al proprietario. Ne era nata una controversia tra il Comune di Cinisi, difeso dall’avvocato Antonio Ruffino, e gli eredi del capomafia.

A gennaio dell’anno scorso, quando ormai il provvedimento era definitivo da 6 mesi e nessuno lo aveva impugnato, il sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo, ha comunque deciso di assegnare l’immobile alla onlus “Casa memoria” e ha consegnato le chiavi a Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ucciso a maggio del 1978 proprio su ordine del boss, e alla nipote Luisa.

Più volte Badalamenti, seguendo la legge, ha provato a rientrare in possesso dell’edificio. Oggi l’ultimo capitolo scritto dalla corte d’assise.


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