18 Giugno 2020, 20:01
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CATANIA – Sebastiano Mazzei nell’anno e mezzo della sua latitanza ha incaricato suo cognato Gioacchino Intravaia per la gestione degli “affari di famiglia”. Famiglia mafiosa, s’intende. Mentre il figlio di Santo ‘u carcagnusu’ aveva spostato la residenza in via Vico delle Rose a Ragalna per sfuggire alla cattura, al clan del ‘traforo’ (così è conosciuta via Belfiore, ndr) ci ha pensato il marito di sua sorella. L’inchiesta Nuova Famiglia, coordinata dal pm della Dda Andrea Bonomo, ha ricostruito le fasi di tribolazione della cosca, che ha dovuto riorganizzarsi durante l’assenza del capo tra il 2014 e il 2015. Oggi è arriva la sentenza di primo grado del processo ordinario. Proprio il giorno dopo il colpo di scena in Cassazione che ha annullato con rinvio il verdetto d’appello del processo Ippocampo, che vede tra gli imputati proprio Gioacchino Intravaia. Le pene inferte questa mattina dal Tribunale di Catania vanno dalla più severa di 14 anni e 6 mesi al cognato di Mazzei a 1 anno e 6 mesi nei confronti dei due imputati Orazio Lizzio ed Emilio Paladino. Otto anni è la condanna inflitta a Fabio Tenerelli accusato dell’assalto al treno nel 2014. Assolto il nipote del boss Christian Marletta, figlio di Simona Mazzei.
LE CONDANNE. Gioacchino Intravaia 14 anni e 6 mesi di reclusione; Giuseppe Rapisarda 3 anni, Claudio Spampinato 3 anni, Fabio Tenerelli 8 anni e 2 mila euro di multa, Emilio Pedalino 1 anno e 6 mesi, Orazio Lizzio 1 anno e 6 mesi.
LE ASSOLUZIONI. Christian Marletta e Gesualda Occhione assolti per “non aver commesso il fatto”.
IL RISARCIMENTO. Tenerelli e in solido tra loro Pedalino e Lizzio sono stati condannati al risarcimento dei danni in favore di Trenitalia (10 mila euro) e UnipolSai-Assicurazioni (7 mila euro) che si sono costituiti parte civile.
L’INCHIESTA. Il 6 ottobre del 2015 è scattato il blitz Nuova Famiglia. La Guardia di Finanza, dopo l’inchiesta Scarface, ha seguito in diretta la nuova fase operativa del clan Mazzei e ha rintracciato boss e gregari che hanno cercato di rimettere in piedi la cosca in crisi dopo le tante retate. Sebastiano Mazzei, all’epoca latitante, sarebbe riuscito a mantenere le redini delle attività illegali attraverso il cognato Gioacchino Massimiliano Intravaia (marito della sorella del boss, Simona Mazzei). Oltre a definire la mappa delle estorsioni e la rete di intestazioni fittizie le fiamme gialle sono riuscite a fare luce su una rapina che si è consumata a bordo di un treno nell’estate del 2014.
LE DIFESE. “Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza che impugneremo in appello”, è il commento dell’avvocato Francesco Antille che insieme al penalista Salvo Pace difende Intravaia. Soddisfatta dell’assoluzione di Christian Marletta l’avvocato Maria Lucia D’Anna, fin dall’inizio convinta dell’estraneità del suo assistito dalle accuse.
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18 Giugno 2020, 20:01