19 Febbraio 2014, 17:00
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CATANIA- La sentenza, pesantissima per Raffaele Lombardo, è scattata poco dopo le 18 nel cuore del Tribunale etneo. Sei anni e otto mesi per concorso esterno in associazione mafiosa, interdizione perpetua dai pubblici uffici e un anno di libertà vigilata.
Il passaggio chiave delle accuse all’ex presidente della Regione sarebbe rappresentato -secondo quanto hanno confermato i legali Ziccone e Benedetti in conferenza stampa- dall’interessamento di Lombardo per il centro commerciale Icom del gruppo Auchan, documentato da un incontro intercettato nello studio del potente editore e direttore Mario Ciancio, che dall’affare ha incassato ben 28 milioni di euro.
Lombardo, su sollecitazione di alcuni imprenditori, si sarebbe interessato per evitare che si bloccassero i lavori e si perdessero posti di lavoro. L’ex presidente è convinto, e non si dà pace, che il suo contributo non abbia favorito la mafia. In quel momento però, ad eseguire i lavori di movimento terra e a fornire il cemento per la realizzazione del centro commerciale era il mafioso Vincenzo Basilotta, personaggio chiave di numerosi episodi documentati dall’inchiesta Iblis, suocero di Gaetano Anastasi, dirigente del Mpa di Castel di Judica. I proventi delle estorsioni del centro commerciale in questione sarebbero stati destinati al finanziamento della campagna elettorale di Lombardo. “Attenzione! Fagli vedere un quarto di culo, gli dici: “Per qualsiasi cosa viri ca ficiumu l’accoddu ppe soddi!”. Vedi che abbiamo fatto l’accordo per i soldi, diceva il capomafia Vincenzo Aiello intercettato dal Ros mentre parlava con il presunto mafioso Giovanni Barbagallo, autonomista convinto, vecchio conoscente “per questioni di lavoro”, ha detto ai pm, del boss Pippo Ercolano oltre che compagno di caccia di Nitto Santapaola.
Bisognerà attendere il deposito delle motivazioni della sentenza di condanna per comprendere ogni particolare. Quel che è certo, almeno secondo il giudice Marina Rizza, che ha messo la firma -come ha sottolineato il Procuratore Capo Giovanni Salvi- alla prima condanna di un presidente della Regione per concorso in associazione mafiosa, è che Lombardo avrebbe favorito il clan Santapaola.
La replica dell’ex governatore è arrivata pochi minuti dopo la sentenza. A circondarlo alcuni fedelissimi come Angelo Sicali, ex vice presidente di Lombardo alla Provincia regionale e Carmelo Galati, amico d’infanzia, avvocato e sindaco autonomista di S.Agata Li Battiati.
Lombardo attacca: “Sono stato condannato da un contesto creato dalla grande stampa che ha determinato un giudizio preventivo nell’opinione pubblica contro un sistema politico i cui interessi torbidi ho intaccato. Contro tutto questo serviva un giudice coraggioso -aggiunge- capace di andare anche contro le pressioni della Procura, è inevitabile che tutto questo contesto condizioni a prendere determinate strade. Le cose che mi vengono addebitate sono assurde e ridicole”.
Raffaele Lombardo, pensando al passato, ha le idee chiare: “Qualunque cosa rifarei, ma non il candidato presidente della Regione, non lo auguro neanche al mio peggiore nemico. Rifarei il rito abbreviato e dopo che per 4 anni, comprese requisitorie e arringhe difensive per più di 30 ore, si è parlato di tutto, alla fine pare che questa sentenza sia fondata su un’intercettazione ambientale nello studio di Mario Ciancio”.
Il giudice Marina Rizza ha anche rinviato a giudizio, per tutti i capi d’accusa, Angelo Lombardo, ex deputato nazionale del Mpa e fratello di Raffaele. Anche per lui l’accusa è di concorso esterno in associazione mafiosa. Prima udienza fissata per il prossimo 4 giugno.
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19 Febbraio 2014, 17:00