Cronaca

Mafia, l’omicidio nella discarica: colpo di scena in appello

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01 Marzo 2022, 12:32

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CATANIA – Tutto ribaltato. Il pg Andrea Ursino ha chiesto alla Corte d’Assise d’appello di Catania l’assoluzione per insufficienza di prove di Raffaele Randone per l’omicidio di Santo Massimo Gallo, ucciso nel 2002. Il cadavere del giovane non è mai stato ritrovato: sarebbe stato seppellito nella discarica della Sicula Trasporti dopo essere stato freddato con diversi colpi di pistola. L’imputato viene da una condanna da parte della Corte d’Assise di Siracusa. Ma le nuove dichiarazioni di Delfo Amarindo nel processo parallelo (che ha visto condannati i killer Michele D’Avola, Fabrizio Iachininoto, Paolo Sebastiano Furnò e Francesco Insolia) ha creato qualche crepa nella solidità del quadro accusatorio.

A fare le prime rivelazioni sull’omicidio è stato Alfio Ruggeri, condannato in appello – stralcio abbreviato – a 8 anni. Ed è lui a fare il nome di Raffaele Randone. Ma sul ruolo dell’imputato nell’assassinio del giovane ci sarebbe un contrasto con quanto raccontato dal collaboratore di giustizia Vincenzo Piazza. Amarindo rispondendo alle domande del pg in udienza non cita mai Randone tra le persone presenti la notte in cui gli esponenti del clan Nardo si presentano con il giovane legato e imbavagliato nella sua casetta all’interno dell’impianto di conferimento dei rifiuti di contrada Grotte San Giorgio. Il custode della discarica, finito agli arresti nel blitz Mazzetta Sicula nel 2020, ha raccontato di non aver saputo dire di no ai boss di Lentini. E così avrebbe dato supporto per far sparire il cadavere.

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Dietro quell’omicidio la guerra tra i Nardo e i Campailla di Scordia. Il prossimo 30 marzo ci sarà l’arringa della difesa, l’avvocato Maria Lucia D’Anna. 

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01 Marzo 2022, 12:32

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