22 Giugno 2022, 17:14
1 min di lettura
“Spero di riabbracciarvi presto”, dice il boss pentito Iano Ferrara. Anzi, collaboratore di giustizia. Perché nel video che ha pubblicato su Youtube Ferrara spiega di non gradire la parola “pentito”. Non la trova appropriata perché “ci si pente davanti a Dio, noi siamo collaboratori di giustizia che hanno fatto un accordo con lo Stato, abbiamo cambiato modo di divere. Sono errori che ognuno di noi ha commesso e in piena coscienza”.
Ferrara sceglie la piattaforma web per annunciare il suo ritorno a Messina, quando “fra pochi mesi sarò libero”. Il suo regno era il villaggio Cep. Lo arrestarono il 28 marzo del 1994. Una folla si era radunata davanti al commissariato “Duomo”. Urlavano il suo nome, lo acclamavano.
Poi la scelta di cambiare vita. Ora si dice pronto a tornare nel suo quartiere per “abbracciare le persone che mi vogliono bene e che sono nel mio cuore“.
Nei 13 minuti di video, che inevitabilmente viene visto e rivisto negli ambienti investigativi, il suo discorso tocca anche contenuti sociologici. Se la prende con le forze dell’ordine e i giornalisti che troppo facilmente definiscono boss dei “rubagalline“.
Persone che non hanno alcuna caratura criminale che si gonfiano il petto quando si sentono chiamare boss. Escono dal carcere e credono di poter comandare. Se la prendono con “la povera gente, indifesa, che ha paura perché quando vengono arrestati diventano boss. Sono dei rubagalline che approfittano della paura”.
Poi si rivolge ai giovani perché la “criminalità minorile è il principale problema, lo Stato ha sbagliato“.
Iano Ferrara, che qualche anno fa aveva pure scritto un libro, sta tornando a Messina, spera di “trovare un mondo diverso da quello che ho lasciato. Mi auguro che tutto possa cambiare in positivo”.
Pubblicato il
22 Giugno 2022, 17:14
vai a questa pagina