29 Giugno 2018, 13:16
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PALERMO – La Procura Generale di Palermo ha disposto una perquisizione a casa dell’ex numero due del Sisde Bruno Contrada. Gli investigatori al momento si trovano nell’abitazione dell’ex funzionario di polizia. Il provvedimento è stato disposto nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio dell’agente Nino Agostino, ucciso assieme alla moglie a Villagrazia di Carini, nel 1989. La Procura generale ha avocato l’inchiesta sul delitto.
Una settimana fa, il caso del delitto Agostino era tornato alla ribalta dopo che la Procura generale aveva chiesto accertamenti su una Calibro 38 trovata nel 1996 a San Giuseppe Jato, tra fucili, mitragliatori, munizioni, persino mine anti-carro del boss Giovanni Brusca. La pistola che ha attirato l’interesse degli inquirenti verrà esaminata dai consulenti della Procura generale e da quelli dei due indagati per il delitto, i capimafia Antonino Madonia e Gaetano Scotto. Una terza perizia è stata disposta dal giudice per le indagini preliminare. L’obiettivo è valutare se esiste una compatibilità tra la Calibro 38 ritrovata e la pistola usata dai killer il 5 agosto del 1989.
“E’ una persecuzione giudiziaria che va avanti da anni. Attendiamo che finisca, ma è evidente che a un anno dalla sentenza della Cassazione, che ha revocato la condanna di Contrada, qualcuno ha dimenticato che il mio assistito è e rimane un uomo innocente e incensurato”. Così l’avvocato Stefano Giordano commenta la perquisizione della Dia in corso in casa dell’ex numero due del Sisde Bruno Contrada. Contrada venne condannato per concorso in associazione mafiosa a dieci anni. Dopo un tentativo di revisione dichiarato inammissibile, attraverso Giordano, si è rivolto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. Tre anni fa i giudici, con una sentenza che ha fatto discutere, hanno condannato l’Italia a risarcire il funzionario, nel frattempo radiato dalla polizia, sostenendo che non andava processato ne’ condannato. Questo perché il reato di concorso in associazione mafiosa ha assunto una dimensione chiara e precisa solo con la sentenza Demitry, del 1994. E Contrada era finito davanti ai giudici per fatti precedenti a quella data. Uno spunto, quello della pronuncia della Cedu, che Giordano ha usato per chiedere, tramite un incidente di esecuzione, la revoca della condanna. Ma la Corte d’appello di Palermo giudicò il ricorso inammissibile e la partita sembrava chiusa. Fino a quando, un anno fa, la Cassazione ha annullato senza rinvio la decisione dell’appello revocando la condanna e privando il verdetto della eseguibilità e degli effetti penali. Come l’interdizione dai pubblici uffici.
“Non mettere in disordine. I fascicoli, le carte e i libri me li sistemo io poco alla volta”: diceva Bruno Contrada, ex numero due del Sisde già processato per concorso in associazione mafiosa, al figlio a marzo scorso, non sapendo di essere intercettato. Il dialogo ha insospettito gli investigatori che indagano sull’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino. Di quali carte parlava Contrada? E proprio per cercare i documenti a cui si riferiva l’ex capo della Mobile di Palermo che la Dia, su input della Procura generale che indaga sul delitto, ha deciso di perquisire la casa di Contrada e due immobili nella sua disponibilità. “Esiste fondato motivo di ritenere – scrivono i magistrati della Procura generale di Palermo nel decreto di perquisizione – che Contrada abbia ancora la disponibilità di documenti (appunti, fotografie, atti ufficiali, files) riguardanti i suoi rapporti con Paolilli (poliziotto in passato indagato per il depistaggio delle indagini sul delitto Agostino ndr), Agostino stesso, Aiello (ex agente dei Servizi morto un anno fa ndr), nonchè del coinvolgimento di Agostino in attività di ricerca di latitanti ed altre attività extraistituzionali”.
Gli oggetti sequestrati. Un album di vecchie foto che lo ritraggono con l’ex capo della Mobile di Palermo Boris Giuliano ucciso dalla mafia, un verbale processuale con la deposizione di un ex collega nel processo che lo vide imputato e l’inizio di una lettera, mai spedita, indirizzata al pm Nino Di Matteo in cui tentava di chiarire alcuni aspetti della sua deposizione sul delitto Agostino: è quanto è stato sequestrato a casa di Bruno Contrada, ex numero due del Sisde, dalla Dia al termine di una perquisizione domiciliare. Contrada non è indagato, ma secondo i magistrati, visti i suoi rapporti con alcuni dei personaggi coinvolti nel delitto, poteva avere documenti utili a chiarire la vicenda. “Questo è il materiale scottante e urgente trovato a casa Contrada”, ha commentato ironicamente il legale dell’ex funzionario di polizia, Stefano Giordano.
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29 Giugno 2018, 13:16