13 Ottobre 2016, 15:59
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PALERMO – Torturati, uccisi, caricati in auto e seppelliti. Il neo pentito Nino Pipitone svela l’orrore che si cela dietro la lupara bianca di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto. E le ruspe stanno scavando per trovare una Fiat Uno nelle campagna fra Carini e Villagrazia di Carini.
Pipitone partecipò al macabro delitto di cui aveva già parlato un altro collaboratore, Gaspare Pulizzi. Ma è un delitto finora rimasto senza colpevoli perché c’erano le sole parole di Pulizzi a ricostruirlo.
Il Tribunale di Cosa nostra convocò le vittime in un appartamento. Su di loro gravava un duplice sospetto. Il primo: avevano partecipato alla sparizione di Luigi Mannino, un parente di Salvatore Lo Piccolo, il boss di San Lorenzo che dettava legge anche a Carini e dintorni. Il secondo: avevano rubato in un supermercato “protetto” da Cosa nostra.
Il racconto è drammatico. Era l’aprile del 1999. Failla fu strangolato, Mazzamuto ucciso con un colpo di pistola alla testa. Poi, i corpi caricati sulla Fiat Uno. Fu necessario l’intervento di un escavatore per realizzare l’enorme buca che ospitò la macchina.
E c’è un mistero nel mistero su cui adesso indagano il procuratore aggiunto Vittorio Teresi, e i sostituti Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia, Amelia Luise e Annamaria Picozzi. Mazzamuto, infatti, era amico di Francesco Paolo Alduino, un panettiere ucciso nella sua bottega di Partinico, il 10 aprile del 1999. Assieme a lui cadde sotto i colpi dei killer il garzone e vittima incolpevole Roberto Rossello. Probabilmente Pipitone sa anche i segreti di questo duplice omicidio. Di certo partecipò a quelli di Failla e Mazzamuto.
Li torturarono. Fino alla fine le due vittime negarono le accuse. Implorarono i carnefici di risparmiargli la vita. Fu tutto inutile.
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13 Ottobre 2016, 15:59