Mafia a Paternò, concordato e sconto di pena per i tre imputati

Mafia a Paternò, concordato e sconto di pena per i tre imputati

Alla sbarra c’era anche Vincenzo Rapisarda, figlio di Turi, capo del gruppo. Gli altri sono Giuseppe Parenti e Alessandro Farina.
CORTE D'APPELLO
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CATANIA. La Corte d’appello di Catania ha accolto le richieste di concordato avanzate dai difensori degli imputati, chiudendo così il processo per associazione mafiosa a carico di alcuni esponenti del clan Rapisarda, tra cui figura pure il figlio di Turi Rapisarda, boss del gruppo di Paternò. E’ l’ultimo stralcio dell’inchiesta “En Plein”.

In appello la pena scende da dodici a 9 anni la pena inflitta a Vincenzo Rapisarda, da diciotto a 8 per Giuseppe Parenti, da dieci a 4 per Alessandro Farina. In aula, si ricorda, si andava solo per la quantificazione dell’entità della pena, dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato sul punto la condanna, disponendo un processo bis in secondo grado.

L’inchiesta, condotta dai carabinieri sotto il coordinamento della Dda, aveva portato a 19 arresti. Secondo gli inquirenti, il cosiddetto “gruppo di Paternò” faceva parte del clan Laudani e faceva capo proprio a Turi Rapisarda e Vincenzo Morabito detto “Enzo Lima”.

Rapisarda, che oltre all’accusa di associazione mafiosa è stato ritenuto responsabile anche del tentato omicidio, risalente al 30 luglio del 2014, di Antonino Giamblanco detto “u sciallarese”, è difeso dall’avvocato Sergio Ziccone, Farina dall’avvocato Salvatore Centorbi e Parenti dall’avvocato Eleonora Baratta.


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