05 Marzo 2015, 06:45
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PALERMO – La vittima non è stata identificata. Non sappiamo come sia andata a finire. Le microspie svelano, però, l’organizzazione di un pestaggio. E offrono pure alcuni dettagli sull’uomo finito nel mirino dei mafiosi di Misilmeri fermati ieri nel blitz denominato Jafar.
La conversazione fra Giovanni Ippolito e Francesco Ciaramitaro descrive un clan dove le controversie si risolvono a colpi di bastone. Ippolito, secondo la ricostruzione dei carabinieri del Comando provinciale, avrebbe coordinato, su ordine dei capimafia Francesco Lo Gerfo prima e Giuseppe Vasta poi, il lavoro sporco dei picciotti del pizzo. Tra un’estorsione e l’altra, però, ci sarebbero stati degli extra da portare a termine. Tra cui la spedizione punitiva ai danni di un uomo per chissà quale colpa commessa. “… il lavoro di questo di qua del paese, digli ai picciuttieddi quando si deve fare”, chiedeva Ippolito. E Ciaramitaro: “… e quando dici tu, lo dobbiamo fare… lo dobbiamo fare di giorno, di sera?”.
Ippolito dava due alternative: “… quando lo vogliono fare, entro mezzogiorno… quando va a mangiare o la sera quando si ritira… la sera con il buio è meglio”. Bisognava aspettarlo “fuori in campagna” dove la vittima “si ritira” a volante di “una Mercedes vecchio tipo”. L’uomo era un tipo da non sottovalutare. “È uno tanto”, diceva Ippolito per descriverne la statura possente. Ciaramitaro non sembrava preoccupato: “… può essere pure due metri… deve abbuscare? Colpi di legno? Collane non ne ha, oro, cose?… quello che ha addosso gli si prende, abbusca colpi di legno”. Voleva approfittare per rapinarlo. Ippolito forniva consigli su come intervenire: “Ci devi entrare dentro? … vi mettete verso la nelle piante”.
L’intercettazione è dell’aprile scorso. Il pestaggio è stato messo a segno? Le cimici non lo svelano. Di certo non risulta alcuna denuncia. Ma che qualcuno si rivolgesse alle forze dell’ordine era un’ipotesi che neppure gli investigatori hanno messo nel conto.
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05 Marzo 2015, 06:45