23 Ottobre 2014, 16:12
3 min di lettura
PALERMO – Pene esemplari, come esemplare era stata la punizione che gli imputati avrebbero riservato al commerciante, picchiato con un martello perché aveva osato ribellarsi al pizzo. Massimiliano Di Majo e Giuseppe Castelluccio sono stati condannati a sedici anni ciascuno di carcere. Una pena pesantissima, tenuto conto che è stata pure scontata di un terzo come previsto dal rito abbreviato.
Il pestaggio avvenne in pieno giorno, il 2 novembre 2013. Un’azione dimostrativa per fare capire a tutti che la regola del pizzo restava ferrea. E nessuno poteva violarla. E invece, nonostante le botte, dal quartiere Noce di Palermo era arrivato un esempio di ribellione. Certo il peggio poteva essere evitato se solo il commerciante avesse vinto la paura rivolgendosi subito alle forze dell’ordine.
Otto persone finirono in manette con l’accusa di tentato omicidio. A cominciare da Castelluccio, che a soli 37 anni sarebbe diventato il nuovo capomafia della Noce. Da falegname a presunto boss. Il blitz della sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile prese le mosse dalle immagini di una videocamera di sicurezza.
Un piccolo negoziante, appena finita di scontare una pena, aveva deciso di aprire un negozio di detersivi nel cuore del popolare quartiere palermitano, E si sarebbe subito scontrato con il clan che gli contestò di non avere chiesto l’autorizzazione per aprire l’attività commerciale e di non essersi messo a posto. I boss pretendevano tremila euro, poi scontati del cinquanta per cento. E così scattò la spedizione punitiva ricostruita successivamente dallo stesso commerciante.
“Sei uno sbirro, un cornuto e sbirro”, gli urlavano. E giù botte con un grosso martello: “Ricevuto il primo colpo all’occhio sono caduto per terra… mi colpiva come una furia ripetutamente alla testa e sentivo i calci che mi sferravano altre persone”. Anche il fidanzato della figlia del commerciante cercò di fermare la furia degli aggressori. Furono necessari due mesi di ricovero in ospedale per curare le ferite al volto e alla testa. Il ragazzo è stato due giorni in coma. Gli dovettero mettere una placca nel cranio.
Quando il commerciante venne avvicinato dagli esattori commise l’errore di cercare la mediazione di un amico che lo rassicurò: gli avrebbe fatto ottenere uno sconto. Poi, il rifiuto: non pago. E quella frase: “Vi denuncio”. E così al negozio si sarebbe presentato Castelluccio, a cui disse che voleva cambiare vita. Il negoziante disse allora che era stato alla polizia. Era un bluff, ma la spedizione punitiva scattò lo stesso. Si presentarono in sei davanti al negozio. Ad impugnare il martello era Di Maio. A dicembre gli arresti a conclusione delle veloci indagini della Squadra della Mobile, guidata da Maurizio Calvino, e della Sezione Criminalità organizzata, da Nino De Santis. Con Castelluccio, su richiesta del procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dei sostituti Gianluca De Leo, Francesco de Bene, Amelia Luise e Anna Maria Picozzi, finirono Carlo Russo (presunto intermediario della tentata estorsione), Giovanni Buscemi (anche lui intermediario), Marco Neri (accusato di tentato omicidio), Angelo De Stefano (tentato omicidio), Massimiliano Di Majo (l’autore materiale del pestaggio), il marocchino Chercki El Gana (tentato omicidio) e un minorenne (anche lui avrebbe preso parte all’aggressione). Castelluccio e Di Majo sono stati condannati. Per gli altri è in coso il processo con il rito ordinario.
Pubblicato il
23 Ottobre 2014, 16:12