03 Ottobre 2024, 04:59
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CATANIA – Ricorre in Cassazione la difesa di Francesco Russo, il 51enne che la Dda accusa di aver assunto i gradi di capo di Cosa Nostra catanese. Dopo la pronuncia del Riesame, che ha confermato l’impianto accusatorio imbastito dalla Squadra Mobile aggiungendo elementi sull’accusa, la difesa ha adito la Corte di Cassazione.
Chiesta la scarcerazione, mentre nel frattempo Russo ha lasciato Catania, perché trasferito in carcere in Campania. Russo è ritenuto l’ultimo dei capi conosciuti del clan Santapaola-Ercolano, il successore del cosiddetto uomo d’onore “riservato” Ciccio Napoli, presunto boss già condannato in primo grado.
È finito in carcere nel corso della cosiddetta “operazione Ombra”. È difeso dall’avvocato Vito di Stefano. Per l’accusa, Russo sarebbe stato il capo della cosca dal 10 novembre 2022 “all’attualità”. È accusato di associazione mafiosa aggravata, ma anche di essere uscito allo scoperto. Il 31 ottobre scorso, dopo un banale litigio sul lavoro, sarebbe brutalmente passato dalle parole ai fatti.
Avrebbe aggredito, secondo le ipotesi di reato, assieme ad altre due persone un uomo sul lavoro. Uno avrebbe usato una mazza da baseball e l’altro gli avrebbe sparato gambizzandolo, a bruciapelo. Il movente? La vittima dell’aggressione gli aveva mancato di rispetto. Russo si sarebbe fatto rispettare a modo suo.
Dinanzi al giudice, nell’interrogatorio di garanzia, Russo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha fatto scena muta. Le accuse per lui sono gravi. C’è l’associazione a delinquere di stampo mafioso, che come detto ha l’aggravante di essere il capo, promotore e organizzatore. E c’è poi l’ipotesi di lesioni gravi aggravate.
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03 Ottobre 2024, 04:59