29 Gennaio 2015, 06:15
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PALERMO – Armati fino ai denti. A disposizione dei boss. E senza scrupoli. La mafia in crisi di liquidità fa cassa con le rapine. Ma non si sporca le mani e si affida ad una squadra che semina il terrore in giro per la Sicilia.
Lo racconta una gola profonda la cui identità resta segreta per motivi di sicurezza. Il suo racconto è pieno di nomi e particolari. Della squadra farebbero parte una ventina di persone. Alcune già note alle cronache giudiziarie, altre no. Così come noti sono solo alcuni dei tanti colpi messi a segno. Ad esempio quello del novembre 2013, quando un commando armato fece irruzione in un deposito Tnt a Campobello di Mazara. Non si tratta di un magazzino qualsiasi, visto che appartiene alla Ag Trasporti, una Srl sequestrata perché riconducibile a Cesare Lupo, arrestato con l’accusa di essere un pezzo grosso della mafia di Brancaccio e “amministratore” dei beni dei fratelli Graviano.
Grazie all’aiuto di un basista il gruppo che faceva capo a Francesco Guttadauro e Luca Bellomo, imparentati con Matteo Messina Denaro, avrebbe fatto il colpo grosso. Dal deposito sparirono 600 colli di merce e 17 mila euro in contanti. Ad entrare in azione fu un gruppo di otto persone, di cui alcune non sono mai state identificate. Indossavano le pettorine della polizia ed arrivarono a bordo di due macchine e di un furgone bruciati dopo la rapina. Dissero che cercavano un carico di droga, legarono con delle fascette una decina di dipendenti e lavorarono indisturbati.
Tra gli arresti per il colpo c’è anche Ruggero Battaglia a cui la gola profonda attribuisce un ruolo finora inedito. Ed è un ruolo pesante perché Battaglia, dice la fonte, “si organizza rapine per conto di tutti i mandamenti mafiosi di Palermo”. Il confidente fa i nomi di altri cinque uomini finora neppure sfiorati dalle indagini.
Non sono i soli: a fare parte della squadra sono in tanti. Di ciascuna di loro la gola profonda conosce i ruoli: dal procacciatore delle armi alla “mascotte”. Sì, perché c’è pure un ragazzo che partecipa con un ruolo operativo marginale, ma che è diventato una sorta di porta fortuna della banda. Gli investigatori hanno mostrato all’uomo, la cui identità al momento è preferibile che resti segreta, un album di foto e lui le ha individuate una dopo l’altra, senza esitazione alcuna.
La banda armata fino ai denti, ha disposizione “fucili” e “pistole” nascoste chissà dove, noleggia furgoni e affitta case che trasforma in basi operative. I colpi vengono mesi a segno in giro per la Sicilia. Due sono state organizzate a Sutera e Salaparuta, in provincia di Caltanissetta e Trapani. Poi, i partecipanti si riuniscono al ristorante per spartirsi il bottino.
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29 Gennaio 2015, 06:15