Mafia, Roberto Vacante al 41bis |Il profilo del boss santapaoliano

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07 Settembre 2016, 05:41

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CATANIA – Roberto Vacante è finito al 41bis. Carcere duro, dunque, per il boss catanese che a gennaio è stato arrestato dalla polizia nell’ambito dell’inchiesta antimafia Bulldog che ha colpito la famiglia di “sangue” dei Santapaola. Roberto Vacante, infatti, è il marito di Irene Santapaola, figlia di Salvatore (deceduto nel 2003) e nipote del padrino Nitto. Il provvedimento, riservato ai più pericolosi esponenti della criminalità organizzata, è stato firmato dal Ministro della Giustizia già da alcuni mesi. La Procura di Catania dopo la conferma del Riesame della misura cautelare in carcere scattata lo scorso gennaio ha proposto il “carcere duro” per Roberto Vacante, che negli ultimi anni e mentre era in libertà avrebbe creato – secondo le ricostruzioni investigative – un gruppo di fidatissimi dedito alle attività illecite. Tutto in nome della famiglia Santapaola, il clan egemone di Cosa nostra catanese. Anche la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo ha valutato la caratura criminale e la pericolosità di Roberto Vacante.

E’ sicuramente il matrimonio con Irene Santapaola a spianargli la strada per l’ascesa criminale all’interno della cosca catanese. Da un recente profilo redatto dalla Dia di Catania si può ben delineare la storia criminale del boss. Secondo gli investigatori Vacante “entra” ufficialmente nel clan agli inizi degli anni ’90. Nel 1993 viene arrestato nel blitz antimafia Vega. Nel 2000 il suo nome è inserito (insieme ad altri otto) nell’ordinanza frutto dell’indagine Zefiro che mise in luce affari illeciti di estorsioni e gioco d’azzardo. Nel 2007 si torna a parlare di lui: l’operazione Arcangelo decapita l’organizzazione mafiosa dedita a estorsioni e traffico di stupefacenti. Due sono le condanne – con sentenze passate in giudicato – che hanno “sigillato” l’appartenenza di Roberto Vacante al clan Santapaola – Ercolano. La prima diventa definitiva nel 2003 e la seconda nel 2012. Quest’ultima riguarda il processo scaturito dall’inchiesta Arcangelo. Alla fine la pena inflitta – dopo i diversi gradi di giudizio – è di un anno di reclusione.

Con l’inchiesta Bulldog Vacante torna protagonista dello scacchiere della mafia catanese. Il giorno dell’arresto indossava un piumino gilet di colore blu, quando è uscito dall’uffici della Squadra Mobile per essere accompagnato in carcere aveva l’ordinanza in mano. Duecento pagine firmate dal Gip Giancarlo Cascino che mettono il rilievo le doti “manageriali” del marito di Irene Santapaola nel reimpiego dei capitali illeciti. Vacante avrebbe avuto il ruolo di “capo e promotore” di un gruppo ai sui ordini che avrebbe “controllato” attività economiche e commerciali usate “come lavatrice” per ripulire gli introiti illeciti. Una rete di imprese e società che sarebbe stata sotto il controllo della famiglia Santapaola.

Nemmeno il provvedimento di misure di prevenzione eseguito dalla Dia nella società Sportitalia (campetti di calcio nei pressi di Cibali) degli anni scorsi avrebbe fermato le ambizioni criminali di Vacante. A Nesima stava costruendo una serie di impianti, al Parking Car si incontrava con boss santapaoliani e di altri clan, come i Mazzei. Per la magistratura anche nel nuovo polo sportivo e nel parcheggio c’erano i soldi sporchi della mafia. Arriva, infatti, il sequestro a gennaio e la misura reale (su proposta del Questore) a maggio emessa dal Tribunale – sezione misure di prevenzione.

Per avere un’idea del “carisma criminale” di Roberto Vacante, basterebbe forse citare un’intercettazione dell’inchiesta Bulldog. Uno dei presunti sodali racconta la reazione minacciosa di Vacante quando una persona, per risolvere una questione, si era “vantata di conoscenze con i Santapaola”, a quel punto il boss avrebbe urlato: “Santapaola sono io, la mia famiglia…“.

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Roberto Vacante, rinchiuso in regime di 41bis, dovrà affrontare la prossima settimana – insieme agli altri indagati dell’inchiesta Bulldog – l’udienza preliminare davanti al Gup, che dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio presentata dal sostituto procuratore della Dda Rocco Liguori.

Il nome di Roberto Vacante lo ritroviamo anche nelle informative del Ros dell’inchiesta Kronos. A dicembre – due giorni prima di Natale – avrebbe partecipato a un summit organizzativo della cosca a Paternò. Quello che sarebbe il nuovo capo operativo Francesco Santapaola non era presente, al suo posto – forse – aveva inviato proprio il marito di Irene Santapaola.

A chiudere il cerchio sul profilo del boss sono le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia. Santo La Causa racconta che nel 1998 , dopo la sua scarcerazione fu convocata una riunione per affidargli la riorganizzazione della cosca, all’incontro era presente anche il marito di Irene Santapaola. Eugenio Sturiale, il pentito che ha operato nelle cosche Santapaola, Laudani e anche Cappello è preciso sul ruolo che Vacante avrebbe all’interno della cosca: “Si occupa principalmente di mantenere i contatti con le altre famiglie mafiose ed inoltre di riciclare il denaro sporco della famiglia Santapaola. Investe i soldi della famiglia in tutti i tipi di attività economiche per ripulire i soldi e per ottenerne un ritorno economico”. Dichiarazioni che collimano con quelle della moglie di Sturiale, Palma Biondi (anche lei nel programma di collaborazione). Sarebbe stata lei “il cupido” che avrebbe presentato Irene Santapaola a Roberto Vacante. Altre rivelazione arrivano da Giuseppe Mirabile, altro volto storico dei vertici di Cosa nostra catanese.

Il volto di Roberto Vacante e della moglie Irene sono presenti nell’album fotografico consegnato alla magistratura dal pentito Eugenio Sturiale. Un album pubblicato nelle colonne di LiveSicilia e che aveva mosso le ire proprio di Roberto Vacante, che non aveva esitato a commentare l’articolo, facendo notare la “poca sensibilità” dimostrata “nei confronti della sua famiglia” da parte della redazione.

 

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07 Settembre 2016, 05:41

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