20 Luglio 2021, 06:33
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PALERMO – I due cugini andavano a braccetto. Leandro e Giuseppe Greco si muovevano assieme nella stagione della riorganizzazione di Cosa Nostra. Quando il primo, appena ventottenne, è stato arrestato perché ha partecipato alla nuova cupola con il ruolo di capo mandamento di Ciaculli, il secondo, che di anni ne ha 63, ne avrebbe preso il posto.
Giuseppe Greco è uno dei sedici fermati nel blitz dei carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale e degli agenti della squadra mobile.
Pizzo a tappeto e droga sono le attività principali dei clan mafiosi di Brancaccio, Corso dei Mille e Roccella.
L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo conferma che, come ai vecchi tempi, è la famiglia di Ciaculli a indicare il capo e non più Brancaccio. VIDEO
I carabinieri si sono concentrati sulla leadership del mandamento mentre gli agenti della Mobile hanno ricostruito l’organigramma delle famiglie mafiose di Roccella e Brancaccio che imponevano il pizzo a tappeto. Sono una cinquantina le vittime delle estorsioni. Nessuna denuncia, al contrario gli stessi commercianti fornivano ai mafiosi suggerimenti per non essere inseriti nel libro mastro del racket ed evitare di essere scoperti dagli investigatori. Neppure il Covid e la crisi economica hanno allentato la morsa del racket.
Il nonno di Leandro Greco era Michele Greco, il papa. Il padre di Giuseppe era Salvatore Greco, fratello di Michele, soprannominato il senatore per la sua capacità di dialogare con i politici.
Il ruolo di Giuseppe Greco è emerso mese dopo mese con prepotenza. A parlare per primo di lui è stato il boss di Villabate poi divenuto collaboratore di giustizia Francesco Colletti, il quale ha raccontato di avere partecipato ad alcuni incontri con i due cugini.
E li ha riconosciuti entrambi in fotografia. Erano incontri di mafia, nel corso dei quali, ad esempio, il giovane Greco aveva convocato Colletti per discutere dei confini tra i territori di Ciaculli e Villabate. Il capo mandamento di Ciaculli aveva la supervisione anche sul popoloso centro alle porte di Palermo.
Il nome di Giuseppe Greco compariva già in un rapporto del 1982 come “uno dei più attivi membri della cosca di Ciaculli Croceverde Giardini”.
Leandro e Giuseppe Greco si muovevano assieme non solo a Palermo. Nell’ottobre 2017 i due cugini raggiunsero macchina la Calabria per alcuni affari. Avevano preso un’auto a noleggio che parcheggiarono in un garage “neanche per farla vedere”. Giunsero a Rosarno, dove incontrarono delle persone. Pranzarono insieme. Dalla successiva conversazione, captata durante il viaggio di ritorno in Sicilia, emergeva che era stato Giuseppe Greco ad allontanarsi con un soggetto “un po’ spreparato…. una mina vagante era”.
In ogni caso era una “strada questa per tanti motivi che dobbiamo andarci con il versiceddu e mantenere…e poi quello che dobbiamo fare in tutti i modi di riuscire a sfondare a fare business… a me mi interessa stringere con questi… e te l’ho detto il perché… mi piacerebbe che si creasse un sodalizio”. L’importante era che “minchiate non ne dobbiamo fare più… Miché …”. Forse il cugino Leandro, detto Michele, aveva commesso degli errori in passato.
Altro volto noto è quello di Ignazio Ingrassia, 71 anni, pure lui arrestato dai carabinieri e già condannato per mafia e droga. Soprannominato “boiacane” sarebbe il consigliere anziano dei Greco. Ingrassia era stato arrestato il 31 agosto 2008, dopo un periodo di latitanza negli Usa. Una permanenza oltreoceano che lo avrebbe fatto entrare in contatto con Tommaso Inzerillo di Passo di Rigano, e cioè uno degli scappati rientrati dall’America.
Ingrassia e Tommaso Inzerillo, che tutti chiamano Tamì, si sono incontrati almeno un paio di volte e c’erano i poliziotti a seguirli.
Noto anche il terzo personaggio fermato dai carabinieri: Giuseppe Giuliano soprannominato Folonari, 58 anni di cui una grossa fetta già trascorsa in carcere.
I fermati dalla polizia sono:
Giovanni Di Lisciandro, 60 anni, Stefano Nolano, 42 anni, Angelo Vitrano, 63 anni, Maurizio Di Fede, 53 anni, Gaspare Sanseverino, 48 anni, Girolamo Celesia, 53 anni (altro volto molto noto), Sebastiano Caccamo, 66 anni, Giuseppe Ciresi, 32 anni, Onofrio Claudio Palma, 43 anni, Rosario Montalbano, 35 anni, Filippo Marcello Tutino, 50 anni, Salvatore, Gucciardi, 41 anni, Giuseppe Caserta, 46 anni.
Prima di aprire ogni attività i commercianti chiedono l’autorizzazione. Supermercati, autodemolitori, macellerie, bar, discoteche, farmacie, panifici, imprese di costruzione, rivendite di auto: il pizzo si paga a tappeto.
Di Lisciandro e Nolano sarebbero al vertice della famiglia di Roccella, ma le strategie le decirebbe Di Fede.
A Brancaccio spiccano i ruoli di Celesia e Tutino. Quest’ultimo avrebbe fatto pesare il suo blasone mafioso. Di lui si ricorda nel 2018 l’assoluzione per la strage di via Palestro a Milano dove morirono cinque persone.
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20 Luglio 2021, 06:33
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