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Mafia, sequestro milionario |ai Cappello – Carateddi

Il Tribunale di Catania, a seguito di indagini dell’Ufficio Antimafia della Divisione Polizia Anticrimine, ha disposto il sequestro dei beni riconducibili ai coniugi Massimo Leonardi e Daniela Strano. I due, nel luglio 2012, sono stati arrestati con l’imputazione di aver fatto parte di un’associazione mafiosa collegata al clan Cappello- Bonaccorsi “Carateddi” e finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.

CATANIA –  Mancano poche settimane alla sentenza del processo che vede nel banco degli imputati Alessandro Bonaccorsi e sua moglie Rosa Strano, coinvolti in un’inchiesta sulla gestione delle piazze di spaccio del Clan Cappello – Carateddi. Ancor prima della decisione del Gup Daniela Monaco Crea, il Tribunale di Catania ha emesso un decreto di sequestro preventivo che decapita il potere economico – finanziario della “famiglia”. Un patrimonio a sei zeri quello finito nell’elenco del provvedimento firmato dai giudici, quasi 20 milioni di euro in società, terreni e immobili riconducibili ai coniugi Massimo Leonardi, 41 anni e Daniela Strano, 39 anni. I due, cognati del presunto boss Alessandro Bonaccorsi, sono sottoposti ai domiciliari dopo essere stati arrestati il 19 luglio 2012 dalla Squadra Mobile.

La sede della Metal Ferrosi, azienda posta sotto sequestro

A far scattare il sequestro le indagini gli agenti del personale dell’Ufficio Antimafia della Questura di Catania che ha analizzato l’ordinanza di custodia cautelare che portò dietro le sbarre 20 persone. Si tratta della stessa inchiesta, battezzata dalla polizia Revenge IV, che scandalizzò l’opinione pubblica per il coinvolgimento del dirigente medico del Vittorio Maria Costanzo. L’indagine svelò una presunta organizzazione dedita al traffico di droga, riconducibile al Clan Cappello Carateddi, promossa e organizzata da Orazio Finocchiaro, Alessandro Bonaccorsi e Giovanni Musumeci.

Massimo Leonardi e Daniela Strano, destinatari del decreto di sequestro, sono stati indagati anche per aver detenuto e ceduto diversi quantitativi di marijuana e cocaina, questo almeno – secondo gli inquirenti – fino alla fine del 2011. Analizzando le risultanze investigative contenute nell’ordinanza firmata dal Gip Laura Benanti, Bruna Strano, moglie di Alessandro Bonaccorsi, avrebbe preso il posto del marito, che le avrebbe impartito le direttive dal carcere, nella gestione del traffico di stupefacenti e avrebbe avuto il supporto della sorella, Daniela e del cognato Massimo Leonardi.

Leonardi e Strano Daniela erano stipendiati dalla moglie di Bonaccorsi. Il cognato aveva un ruolo organizzativo: procacciava i clienti, controllava il lavoro dei pusher e in alcuni casi cedeva ad altre persone, dietro un compenso settimanale, la gestione di qualche piazza di spaccio. La sorella invece era una sorta di contabile del clan, registrava gli introiti, custodiva il denaro e controllava i flussi di cassa.  Da sottolineare che Leonardi, nel corso di un controllo della Squadra Mobile nell’agosto del 2010, era stato trovato in possesso di 400 mila euro, somme tutte da ricondurre – secondo gli inquirenti – a Alessandro Bonaccorsi. Nella stessa operazione la polizia aveva sequestrato a Bruna Strano, 393.285 euro in contatti, senza contare numerosi oggetti preziosi. Quasi un milione di euro in contanti che dimostrerebbero il potere economico e finanziario dei Cappello Carateddi.

L’indagine patrimoniale ha accertato la sproporzione tra il valore dei beni intestati a Massimo Leonardi e Daniela Strano, o comunque riconducibili ai due, e ai redditi “leciti” dichiarati. Analizzando gli atti pubblici di compravendita per l’acquisto degli immobili finiti sotto sequestro sarebbe stato utilizzato contante frutto del traffico di droga. Insomma, gli appartamenti e i terreni servivano per riciclare gli ingenti proventi della gestione delle piazze di spaccio.

Il decreto di sequestro riguarda tre società: Metal Ferrosi srl, Giada Immobiliare srl e Futura Ambiente srl. Le casse di queste aziende sarebbero servite per ripulire il denaro sporco “guadagnato” dall’attività criminale.  Massimo Leonardi, pur non ricoprendo cariche della Metal Ferrosi, con sede in Contrada Torre Allegra e i cui soci sono il padre e lo zio di Leonardi, Felice e Salvatore, immetteva denaro liquido nella ditta, soldi che sono riusciti a implementare il volume d’affari della società a partire dagli anni 90. La Giada Immobiliare, istituita il 20 luglio del 2012, giorno dopo il blitz Revenge IV (coincidenza? n.d.r), era ripartita in diverse quote: una parte di proprietà della Metal Ferrosi e altre due intestate a Rosa Maria Scursuni Cantarella e Delia Stella (madre e zia di Leonardi). Gli inquirenti avrebbero dimostrato che il capitale della società erano state direttamente versate dai due coniugi, destinatari della misura di prevenzione. Sequestrate anche le quote intestate a Felice e Salvatore Leonardi della Futura Ambiente, nata nel 2009, in quanto secondo gli accertamenti patrimoniali ci sarebbero collegamenti tra questa azienda e la Metal Ferrosi, tutte e due le ditte sono ubicate inoltre in Contrada Torre Allegra.

Dai riscontri contabili delle tre società, e come si evince dalla relazione dell’amministratore giudiziario, il volume d’affari annuo ammonta a circa 12 milioni di euro. Il valore presunto degli appartamenti, dei terreni, delle auto e delle moto sequestrati, al fine di una conseguente confisca, è di 5 milioni di euro.


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