Spalloni, soldi in contati, nuovi boss: il pentito svela i segreti

Spalloni, soldi in contanti, nuovi boss: il pentito svela i segreti

Giovanni Ferrante è stato per due anni un capomafia e ora vuota il sacco

PALERMO – La Procura della Repubblica di Palermo ha scoperto meno della metà delle sue carte. I pubblici ministeri hanno depositato solo due verbali – 20 agosto e 2 settembre – del neo collaboratore di giustizia Giovanni Ferrante. Il boss dell’Acquasanta ne ha riempito altri in un agosto scandito dagli interrogatori.

Finora si conoscono quelli depositati nel processo che lo vede imputato in abbreviato in un processo con oltre sessanta persone. Ha riconosciuto la stragrande maggioranza dei coimputati nelle foto che gli sono state mostrate dagli investigatori e per ciascuno di essei ha raccontato il ruolo mafioso.

Ma sono verbali pieni di omisiss che rimandano ad altri in cui il neo collaboratore di giustizia ha tracciato il suo ruolo di capomafia. Lo è stato certamente per due anni e fino al 2019, in un momento storico in cui i Fontana, da sempre al timone della famiglia mafiosa, hanno deciso di defilarsi per interessarsi agli affari.

A quel punto Ferrante, che dei Fontana è il cugino, ha avuto pieni poteri operativi. Ai Fontana, secondo il suo racconto, interessavano solo i soldi accumulati con le agenzie di scommesse. Uno spallone veniva a Palermo e tornava a Milano con “30.000 al mese”. Soldi distribuiti ai fratelli Fontana e alla madre Teresa Angela e poi reinvestiti chissà dove. Di sicuro nella gioielleria aperta nel quadrilatero della moda milanese e finita sotto sequestro, ma c’è molto altro.

Ferrante, in quanto capo, si è dovuto interfacciare con gli altri boss della città, anche nel periodo in cui la Cosa Nostra palermitana ha tentato una ristrutturazione profonda convocando la nuova commissione provinciale, inattiva dall’arresto di Totò Riina. Di quella Cosa Nostra sappiamo molto, ma non tutto.

Ferrante potrebbe conoscere altri nomi di boss che contano e che sono ancora a piede libero. A cominciare dal mandamento di Resuttana, quello di cui fa parte la famiglia mafiosa dell’Acquasanta, per proseguire con quello di Tommaso Natale, che è confinante. Ci sono pezzi grossi tornati in circolazione dopo avare saldato il conto la giustizia. Ed è da loro che la mafia palermitana colpita dai continui blitz potrebbe cercare, ancora una volta, di ripartire.


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