19 Aprile 2012, 18:40
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Il più insospettabile di tutti era Diego Ciulla. Aveva un doppio lavoro: commerciante della Palermo bene ed estorsore. E’ stato condannato a dodici anni di carcere. Pugno ancora più duro per altri due imputati: 20 anni ad Andrea Quatrosi, ritenuto il capo mandamento di Resuttana, e 15 anni per Pietro Pilo, uomo di fiducia del boss storico Cosimo Vernengo.
Ciulla sembrava essersi lasciato alle spalle una vecchia accusa di droga. Ed invece, secondo i pubblici ministeri Francesco Del Bene, Annamaria Picozzi e Francesca Mazzocco, era diventato il portavoce dei boss. Si divideva fra la gestione dei negozi di abbigliamento e pelletteria di via Sciuti con il marchio Hessian, gli incontri di mafia e le richieste di pizzo. Il pentito Mauel Pasta gli ha cucito addosso il ruolo di intermediario dei boss per la raccolta del pizzo. Un ruolo riscontrato dai carabinieri del reparto operativo e confermato da alcuni commercianti. I fratelli Vincenzo, Antonino e Vittorio Schillaci, titolari dei negozi Tatiana, Di Varese, Schillaci e Timberland (in via Leopardi, via Sciuti, via Libertà e via Daita) hanno ammesso di aver consegnato, tra il 2003 e il 2009, 7.000 euro all’anno a Ciulla. Il commerciante si sarebbe mosso agli ordini di Quatrosi.
Quest’ultimo ha iniziato la sua carriera criminale come favoreggiatore dei Lo Piccolo. Per conto dei padrini di sa Lorenzo, confinante con quello di Resuttana, nascondeva le armi: kalashnikov, mitragliette, fucili a pompa. La cerimonia in cui è diventato formalmente un uomo d’onore sarebbe stata “officiata” da Giuseppe Liga, l’insospettabile architetto erede dei Lo Piccolo. Poi, il salto di qualità con il ruolo di vertice in una Cosa nostra decimata dagli arresti.
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19 Aprile 2012, 18:40