“Mai vista una delibera del genere” | Sicilia e-Servizi, le accuse del pm - Live Sicilia

“Mai vista una delibera del genere” | Sicilia e-Servizi, le accuse del pm

Un'immagine dell'udienza

Nei locali della sezione giurisdizionale della Corte dei conti l'udienza sul caso delle assunzioni nella società regionale. Il pm Albo punta l'indice contro il governatore Crocetta e l'ex magistrato Ingroia: “In giunta regnava la confusione e l'improvvisazione. Nessuna urgenza giustificava la contrattualizzazione di quelle 75 persone. Tra loro persino cuochi e ranger”.

Danno all'erario
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PALERMO – “In tanti anni di lavoro, non ho mai visto una delibera del genere”. La requisitoria del Procuratore regionale della Corte dei conti Gianluca Albo è durissima. Sul banco degli “incolpati” (almeno virtualmente, visto che non saranno presenti nell’Aula di via Cordova) il presidente della Regione Rosario Crocetta, l’amministratore unico di Sicilia e-Servizi Antonio Ingroia, sei ex assessori del governo regionale, alcuni dirigenti e persino l’Avvocato dello Stato Giuseppe Dell’Aira. Per loro, l’accusa dei pm contabili è quella di aver provocato un danno all’erario per le assunzioni di 75 persone nella società regionale dell’informatica. “Assunzioni – ha spiegato Albo – che non erano né legittime né dettate da una effettiva emergenza”. Un presunto danno provocato da una delibera di giunta del 15 gennaio del 2014.

Il caos delle giunte di Crocetta

È una sfilata di avvocati, quella di oggi nei locali della sezione giurisdizionale della Corte dei conti. I pm hanno contestato al governatore e all’ex pm, oltre agli altri soggetti coinvolti, un danno da un milione di euro proprio per aver deciso di (ri)assumere buona parte degli ex dipendenti di Sisev, cioè la parte privata, pari al 49 per cento, della società Sicilia e-Servizi, da pochi mesi a totale capitale pubblico.

Ma dalle parole del pubblico ministero, al di là della vicenda delle assunzioni, emerge uno spaccato inquietante. “L’ex assessore all’Economia Bianchi – racconta Albo – ci ha detto che da un certo punto in poi il governo ha improvvisamente e repentinamente cambiato idea”. E il riferimento è alla scelta, poi rinnegata dal governo Crocetta, di liquidare Sicilia e-Servizi e internalizzare il servizio dell’informatica. E nel racconto di Albo, che in questi mesi ha raccolto le dichiarazioni non solo di Bianchi, ma anche di altri ex assessori come Nicolò Marino ed Ester Bonafede, l’immagine di riunioni di giunta più affollate dei mercatini rionali. Ma non solo. “Le giunte – raccconta Albo – venivano convocate all’improvviso. Senza nemmeno un’istruttoria alla base degli atti da discutere. E in qualche caso, senza nemmeno un ordine del giorno. Come è accaduto in occasione proprio di quella giunta di governo”.

Il via libera alle assunzioni

La giunta del gennaio 2014, appunto. Quello con la quale il governo regionale dà il via libera alle assunzioni di Sicilia e-servizi, basandosi su un parere dell’Avvocato dello Stato. “L’ordine del giorno – racconta Albo – era generico: ‘Problematiche sulle società partecipate. In quell’occasione persino l’avvocato della Regione Chiapparone racconta di come fosse stato chiamato in giunta, seguendo la seduta in piedi, in un angolo. A quel punto, gli è stata posta sotto il naso una norma. L’allora capo di gabinetto di Crocetta gli ha domandato: non pensi che dovremmo chiedere il Parere dell’avvocatura dello Stato?”. E il parere è arrivato. Dando il via libera alle assunzioni, decise da Ingroia. “Lo sapete qual è il profilo di alcuni degli assunti? – insiste Albo nella requisitoria – c’è un commis di cucina, un gestore di un negozio ‘Calzedonia’, una promotrice di servizi finanziari, il capo della segreteria particolare di un assessore, un ranger”. Secondo Albo, tra l’altro, non reggerebbe una delle spiegazioni date dagli “imputati”: l’urgenza legata alla gestione, da parte della società, di servizi fondamentali come quelli riguardanti il 118 o il Cup. “Una spiegazione che non regge – spiega Albo – visto che, di fatto, i privati stanno ancora gestendo questi servizi. Mentre i dati che erano in un server in Valle d’Aosta non sono ancora stati trasferiti in Sicilia. Non vi era, insomma, alcuna urgenza che giustificasse quelle assunzioni”. E ancora: “Mi chiedo – dice Albo – dove fosse previsto per la Regione l’obbligo di assumere quelle persone. Nella convenzione iniziale è prevista solo la formazione, non la contrattualizzazione del personale”. E ad aggravare la decisione, secondo Albo, il fatto che “tutto ciò è avvenuto con in una società in liquidazione. Decisioni prese da un liquidatore nominato per, appunto, sciogliere la società. Che interesse ha il governo a far transitare personale, senza un concorso, in una società da sciogliere?”. Anche sulle modalità di assunzione, poi, arriva la censura del pm: “Anche in questo caso – dice Albo – assistiamo a una novità assoluta: la selezione fatta ex post. E compiuta da una commissione incaricata da Ingroia, senza far riferimento ad alcuna norma primaria, secondaria o terziaria. L’unica parola alla base di questa vicenda è ‘improvvisazione’. Il governo ha rinunciato ai principi di legalità”.

La difesa di Crocetta e Ingroia

Parole durissime, che sono state ovviamente contestate dai difensori dei soggetti coinvolti. Quasi tutti hanno contestato il difetto di giurisdizione della magistratura contabile. Quel “processo”, secondo i legali di Ingroia, Crocetta e gli altri, andava celebrato, semmai, altrove, trattandosi di materia inerente il diritto societario. Ma ovviamente le contestazioni erano diverse. E molto accorata è stata la difesa di Ingroia, affidata all’avvocato Mario Serio, che oltre a contestare gli addebiti ha chiesto che venga “riscattata l’immagine” dell’ex pm. “Il bando che dà vita a Sicilia e-Servizi prevede l’obbligazione all’assunzione di personale. La parola know how, più volte riportata, è un anglicismo che confonde le idee. E quelli che lei – ha aggiunto riferendosi ad Albo – definisce cuochi o animatori turistici, io li chiamo semplicemente ‘lavoratori’ che hanno diritto alla stabilità. Non può essere proprio Ingroia, che ha interrotto le abitudini del passato e si è messo di traverso alle esose richieste del socio privato a pagarne il prezzo. Il liquidatore ha ricevuto un mandato dalla politica, e si è limitato a renderlo operativo. Ingroia non c’entra nulla con questa processo”. E nulla c’entrerebbe nemmeno Rosario Crocetta, stando alle parole del difensore Attilio Toscano: “Il governatore – ha detto il legale – ha fatto di tutto per internalizzare il servizio, ma l’ufficio creato dalla Regione avrebbe potuto, al massimo, coordinare l’attività di Sicilia e-Servizi, non sostituirsi a essa. Se poi la pubblica amministrazione – ha aggiunto Toscano – non è in grado di mettere in moto quell’ufficio, la colpa non può certamente essere del presidente della Regione. Cosa avrebbe dovuto fare, andare a prendere di persona i dipendenti regionali? In quell’ufficio, alla fine dei primi trasferimenti non c’era nemmeno un dirigente informatico. Sul presunto danno erariale – ha concluso l’avvocato – va precisato che non esiste alcun danno, visto che l’ultimo bilancio della società fa registrare un risparmio di 15 milioni di euro rispetto all’anno precedente”. Molto duri i toni usati dall’avvocato Salvatore Raimondi: “E’ la prima volta che un Avvocato dello Stato – ha detto – viene chiamato in causa per l’esercizio delle sue prerogative. Il Procuratore Albo non condivide il parere di Dell’Aira? Pazienza: non può essere una colpa che due soggetti istituzionali come il procuratore contabile e un avvocato distrettuale la vedano diveramente. Una cosa però è certa: non si possono prendere un Avvocato dello Stato e un ex pm antimafia come Ingroia e accomunarli in una specie di patto scellerato che avrebbe accontentato i ‘desiderata occupazionali’ di qualcuno”. Intervenuti anche i difensori degli ex assessori Cartabellotta e Bonafede (gli avvocati Cozzo e Carrara), Bartolotta (l’avvocato Nicita), Scilabra e Stancheris (l’avvocato Stallone). Oltre ai legali dell’ex dirigente generale Mariano Pisciotta (l’avvocato Stefano Polizzotto) e della dirigente Rossana Signorino (l’avvocato Girolamo Rubino). Questi ultimi due dirigenti sarebbero stati gli unici ad avvisare Crocetta sulla possibile illegittimità delle assunzioni. Anche per questo la contestazione di danno alla Signorino è stata ridotta ad appena tre mila euro. “Spero venga cancellara anche questa – ha detto l’avvocato Rubino – visto che la dirigente ha fatto capire in tutti i modi che quelle assunzioni non si potevano fare. A un certo punto, non le restava – ha concluso con un sorriso – che intervenire fisicamente su Ingroia”.


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