Mailgate, processo all’ex rettore| Recca condannato a un anno

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23 Gennaio 2018, 12:15

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CATANIA – Mailgate: il giorno della sentenza. Il processo di primo grado per le mail elettorali inviate dal server dell’Università di Catania è arrivato alla sua conclusione. L’ex rettore Antonino Recca è stato condannato ad un anno di reclusione (pena sospesa) per utilizzazione dei dati segreti a fini non patrimoniali (il reato è stato riqualificato e ha assorbito quello di violazione della privacy), mentre è stato assolto dall’altra accusa: induzione a rendere dichiarazioni mendaci. Su questa contestazioni il Tribunale ha assolto con la formula perché “il fatto non sussiste”. Sul banco degli imputati anche i due dipendenti Antonio Di Maria ed Enrico Commis. Il primo è stato condannato a otto mesi, mentre il secondo è stato assolto “per non aver commesso il fatto”. Il Tribunale infine ha stabilito il pagamento del risarcimento a 20 mila euro.

LE RICHIESTE DI PENA Una pena molto più lieve dunque per l’ex Rettore di quella che aveva chiesto al termine della requisitoria la pm. Raffaella Vinciguerra aveva chiesto al Tribunale di condannare a sei anni Antonino Recca. Per gli altri due imputati: Antonio Di Maria (difeso dall’avvocato Walter Rapisarda) ed Enrico Commis (difeso dal legale Goffredo D’Antona) la pm aveva chiesto una condanna a due e tre anni di reclusione. Infine, l’avvocato di parte civile, Giovanni Grasso, in rappresentanza dell’Università, ha chiesto al Tribunale di condannare Recca (difeso dall’avvocato Tommaso Tamburino e dall’avvocato Guido Ziccone) e Di Maria al pagamento di una misura risarcitoria di 100000 euro.

IL COMMENTO DEL DIFENSORE DI RECCA “A fronte della richiesta di condanna proposta dalla Procura a sei anni, il Tribunale ha assolto Recca dall’accusa più grave (induzione a fornire dichiarazioni mendaci)”. “La condanna a un anno riguarda il presunto utilizzo di notizie segrete con la pena più bassa che si potesse applicare”, dice Tamburino. Il legale esprime soddisfazione anche per la misura risarcitoria “passata da 100000 a 20000”. E annuncia che farà ricorso in appello.

IL COMMENTO DELL’AVVOCATO DI PARTE CIVILE  Il difensore dell’Università, professor avvocato Giovanni Grasso, ha espresso “soddisfazione per la sentenza emessa oggi dal Tribunale di Catania, sez. II, che, nel condannare gli imputati professor Antonino Recca e Antonio Di Maria al risarcimento dei danni in favore dell’Università di Catania (determinandone in via equitativa l’ammontare in Euro 20.000), ha riconosciuto che il reato di utilizzazione di notizie segrete, per il quale i due imputati sono stati condannati, ha comportato un rilevante danno sia di carattere organizzativo sia di immagine per l’Università di Catania”.

 

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LA VICENDA Tutto parte nel 2012 in piena campagna elettorale per elezioni regionali. Il procedimento, ribattezzato Mailgate, nasce dal caso sollevato da alcuni studenti che avevano ricevuto delle mail di propaganda elettorale con l’invito a votare la candidata dell’Udc Maria Elena Grassi, moglie di Di Maria, dall’indirizzo di posta elettronica dell’Università. Più di ventiduemila mail di propaganda elettorale sono state inviate a docenti e studenti residenti in provincia di Catania e iscritti alla mailing list dell’Università, un indirizzario riservato a comunicazioni di carattere didattico. Il procedimento cerca di fare luce sul ruolo degli imputati nella vicenda. Sono state stralciate, invece, le posizioni di Maria Elena Grassi e del figlio di Daniele Di Maria. Quest’ultimo aveva tentato un primo invio della mail dal proprio indirizzo di posta. Ma il suo ruolo all’interno del procedimento è centrale soprattutto per quanto concerne l’accusa mossa nei confronti dell’ex rettore di avere indotto a fornire dichiarazioni mendaci. Secondo l’accusa Recca avrebbe voluto fare ricadere sul ragazzo la responsabilità dell’intera vicenda come dimostrerebbe una registrazione effettuata dallo stesso Daniele Di Maria e poi messa agli atti.  

 

 

 

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23 Gennaio 2018, 12:15

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