26 Febbraio 2018, 17:21
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CATANIA – Mancanza di progetto. E di visione del futuro. La bacchettata a Forza Italia la dà l’ex coordinatore e ormai quasi ex senatore azzurro Enzo Gibiino, che evidenzia alcuni errori che, secondo l’esponente politico, potrebbero rendere meno semplice la reconquista da parte del centrodestra iniziata con la Regione nel mese di novembre. Una riflessione che il politico catanese ha avviato sin dall’indomani del voto che ha consacrato Nello Musumeci presidente della Regione e che viene rispolverata a pochi giorni non solo dal voto del 4 marzo, ma dalla possibilità, attesa per giovedì, che Salvo Pogliese sciolga la riserva sulla sua candidatura a sindaco di Catania.
Un’attesa troppo lunga, per Gibiino, quella dell’europarlamentare azzurro, che avrebbe dovuto ottimizzare il risultato delle urne e, insieme al partito guidato da Gianfranco Miccichè, iniziare immediatamente a lavorare per conquistare altre piazze. Un “logoramento”, lo definisce il senatore, che palesato con la campagna elettorale regionale, si starebbe ripetendo con le amministrative, finendo per danneggiare il ritorno di Forza Italia alla guida, ad esempio, del Comune di Catania.
“La candidatura, in qualche misura, è stata comunicata dallo stesso Salvo Pogliese, coordinatore provinciale, e non ha avuto smentite – spiega Gibiino. All’inizio non è nata come una proposta del coordinatore, o frutto di una sintesi all’interno di un partito che non viene convocato, a livello regionale, da anni. E’ nata da una sorta di rumors – precisa – con il ricompattamento di una serie di figure su Salvo Pogliese, e poi alcuini assist lanciati, ad esempio, da Stancanelli. Pogliese non ha mai detto, come Abramo, di essere candidato – continua – si è sentito parlare solo di riserve da sciogliere. Noi sentiamo queste frasi da novembre, e io credo che questo non faccia bene”.
Il motivo sarebbe presto detto: il rafforzamento del principale competitor, Enzo Bianco che, in questi mesi di incertezza del centrodestra si sarebbe fortificato. “La candidatura di Bianco appariva un po’ debole mesi fa – dice: oggi è in po’ più forte, anche se ci sono delle spaccature evidenti del Pd. Bianco è il candidato più forte – sottolinea ancora – poi c’è la candidatura di Abramo, che non credo voglia ritirarsi, e poi ci saranno anche gli altri candidati, come quello a cinque Stelle. In questo panorama – incalza – il ballottaggio si fa sempre più probabile”.
Insomma, Gibiino avrebbe giocato d’anticipo, fosse stato in Poglise, per evitare che la candidatura finisse nella scia delle Politiche o, ancor peggio, di un possibile governo nato da un’intesa tra Pd e FI. “In questo scenario – sottolinea – il nome lo avrei lanciato prima. Il proseguire con questa incertezza, nell’incertezza globale, può far diventare una prospettiva di vittoria possibile, quasi certa, in una possibilità mancata, finita nelle pastoie dell’incertezza di governo”. Una responsabilità precisa non tanto di Pogliese, quanto del coordinatore regionale del partito: “Il giorno dopo l’insediamento di Musumeci, fossi stato in Micciché, avrei scelto i migliori candidati possibili nei Comuni al voto”.
Tra i nomi per Palazzo degli Elefanti, era stato fatto anche il suo, ma il senatore a questa ipotesi sorride. ”Non sono io che spingo. E’ uscito questo nome, in modo naturale, quasi per dire “se non fa il più senatore farà il sindaco”. Forse in un partito diverso, con una coralità diversa, questo sarebbe avvenuto. Ma i tempi sono altri. Non è più il progetto che include persone e le loro storie all’interno. Per fare grande questa città non serve un nome ma un progetto. Se i partiti si riunissero e parlassero di progetto, non occorrerebbe un uomo in particolare”.
Una bordata, un’altra, neanche troppo velata, al coordinatore regionale del partito, il cui metodo sarebbe ben distante da quello necessario, o in ogni caso diverso da quanto fatto da Gibiino quando rappresentava il partito. “Sono impostazioni diverse di fare politica – afferma. Io credo nella condivisione, nel confronto, in nella valorizzazione degli uomini e dei territori. Micciché la pensa diversamente. Da dicembre 2015 Micciché non ha mai riunito i parlamentari e i dirigenti”.
Il senatore interviene anche sul processo a carico di Pogliese che, per il candidato Abramo sarebbe motivo di imbarazzo per la coalizione. “Dal punto di vista politico – dice – la candidatura ci sta tutta. Al di là di quello che potrebbe accadere in caso di applicazione di Severino, che comunque non lascia la città senza la sua amministrazione, questa è una ragione di opportunità politica che va valutata solo da chi si candida e dal commissario competente per statuto, che è Micciché. Io avrei risolto il problema a monte. Parlando subito della candidatura”.
Infine, il clima interno al centrodestra, che qualcuno vorrebbe infuocato. “La composizione delle forze politiche, in questo momento, ancora sconta la vittoria di Nello Musumeci – afferma Gibiino. Una vittoria in qualche misura, anche se lui è radicato nella destra, fuori dal sistema. In questo stato di cose, Diventerà Bellissima ha avuto la chance di mettere i propri uomini, insieme a un’altra forza politica, nelle liste per il Parlamento. Questo al massimo ha provocato qualche malumore “da Rosatellum”, appunto, ma tutto all’interno della normale dialettica”.
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26 Febbraio 2018, 17:21