24 Agosto 2010, 12:32
2 min di lettura
Chi rompe paga e i cocci sono suoi, si diceva un tempo. E in quel di palazzo delle Aquile si è tornati ai vecchi metodi. Così per i big delle società ex municipalizzate del comune di Palermo sono scattate numerose sanzioni per le inadempienze delle aziende che sono (o erano) tenuti a gestire. Così i presidenti di Amat, Gesip, Palermo Ambiente e Amia dovranno rimborsare alle casse comunali il dieci per cento delle loro indennità.
Seimilaquattrocento euro è la cifra che saranno tenuti a rimborsare Mario Bellavista, capo di Amat e Pippo Enea ex presidente di Gesip. Stessa cifra avrebbe dovuto sborsare anche l’ex presidente di Amia, Gaetano Lo Cicero, ma in quest’ultimo caso il dirigente non pagherà la sanzione, avendo già ai tempi rinunciato all’indennità di presidente. Stessa sorte, ridotta in percentuale, anche per i membri dei consigli d’Amministrazione delle aziende. Così in casa Amia, i membri del cda, Marika Gallina e Mariano Piazza, dovranno versare tremilaquattrocento euro ciascuno. Stessa sorte per gli altri cda: tremilaquattrocento euro di sanzione anche per i consiglieri Amat Giuseppe Giordano e Antonio Caronia, e per i consiglieri Gesip Stefano Mangano e Giuseppe Filippazzo. A poco meno di mille euro, inoltre, ammonta la sanzione recapitata al dirigente dell’ufficio Traffico del Comune, Marco Ciralli. Le somme provenienti dalle sanzioni, come stabilito dal regolamento sul controllo analogo approvato nel 2009, saranno recuperate dalle stesse aziende a cui il comune ha chiesto di provvedere al recupero, ove le somme siano già state erogate, o a decurtarle dai compensi ancora da erogare.
E chissà se dal Comune non stiano pensando a sanzionare anche chi si dilunga nelle conversazioni telefoniche a spese dei contribuenti. Di sicuro, intanto, il direttore generale dell’amministrazione comunale, Gaetano Lo Cicero, sta correndo ai ripari, per arginare la spesa sulle bollette telefoniche del Comune. Spesa che ammonta a ben diciotto milioni di euro l’anno. All’ufficio del cerimoniale, per esempio, i 38 dipendenti hanno conversato al telefono per una spesa pari a circa mille euro annui a testa.
Anche all’ufficio manutenzioni le cifre si assestano attorno agli stessi livelli: 94 mila euro di spesa annua per le telefonate dei 96 dipendenti. E ancora, i 489 dipendenti dell’ufficio ambiente hanno consumato poco meno di 132 mila euro di traffico telefonico in un anno, mentre la macchina amministrativa delle circoscrizioni è costata al comune 126 mila euro di telefonate. Tra le mosche bianche delle telefonate a carico della spesa pubblica,infine, proprio l’ufficio telecomunicazioni, i cui 48 dipendenti hanno consumato in un anno solo settemila euro di telefonate di servizio.
Pubblicato il
24 Agosto 2010, 12:32