22 Giugno 2010, 11:57
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Manager, ultimo atto. Si celebrerà domani a Palazzo d’Orleans durante la riunione della Giunta regionale, la puntata finale della “soap opera” legata alla nomina dei nove dirigenti generali della Regione siciliana. Appuntamento dalle 10,30 del mattino, per una no-stop che si preannuncia lunga e incandescente.
Nove i dirigenti nominati a gennaio e tutt’ora senza un contratto. E presto probabilmente anche senza incarico. L’idea che trapela dai palazzi della Regione, infatti, è che si giungerà a una soluzione da “bianco o nero”. Tutti dentro, insomma. O tutti fuori.
Una vicenda, quella della scelta dei burocrati, che è riuscita a catalizzare su di sé, in pochi mesi, una relazione “positiva” della cosiddetta commissione di saggi, un ricorso al Tar dei dirigenti soppiantati, un ricorso della Corte dei Conti, una nuova relazione, negativa stavolta, della stessa commissione di saggi. E, all’orizzonte, una nuova udienza al Tar dove potrebbe esplodere la “bomba” che potrebbe far “saltare” la dirigenza della Regione.
Insomma, domani ultimo atto. Si riunisce la giunta. Composta da quegli assessori che avrebbero dovuto fornire un parere sulla nomina dei singoli dirigenti generali. Un parere richiesto dalla segreteria generale (Vincenzo Emanuele e Giovanni Bologna), dopo la “rivalutazione” dei curricula dei singoli manager. Una nuova analisi, dopo quella effettuata dagli stessi Emanuele e Bologna pochi mesi prima.
I pareri sarebbero arrivati. E, noncuranti in alcuni casi delle indicazioni fornite dalla stessa segreteria generale e riportati da livesicilia nel dettaglio, oltre che della relazione tecnica del costituzionalista Giovanni Pitruzzella, gli assessori hanno, di fatto, confermato tutti, tranne Rossana Interlandi (defenestrata da Pier Carmelo Russo) e Patrizia Monterosso (“tagliata” da Mario Centorrino). La prima, non avrebbe i titoli sufficienti, la seconda “soffrirebbe” del vizio della sua prima nomina dirigenziale durante la gestione Cuffaro. Una nomina giunta senza aver acquiusito il “quinquennio” di anzianità necessario.
A parte Rino Lo Nigro che, come è noto, ha scelto il pensionamento, gli altri, secondo gli assessori, sarebbero “in linea” con i requisiti richiesti per ricoprire l’incarico. Tutti gli altri, tranne uno. Perché in sospeso resta la posizione di Nicola Vernuccio. Il suo assessore di riferimento, Marco Venturi, infatti non ha ancora depositato il parere sul proprio dirigente generale. E il motivo non sarebbe da rintracciare nella “carriera” di Vernuccio, bensì nel “principio” alla base della nomina di tutti i dirigenti. Una nomina che ha seguito un iter viziato all’origine. Dove si è “bypassata” la fase di comparazione dei titoli con i dirigenti già in organico alla Regione. È probabile che Venturi esprima il proprio parere su Vernuccio oggi direttamente in Giunta. Un “tasto”, questo, assai dolente. La “legge Brunetta”, insomma, potrebbe essere il “minimo comune denominatore” dell’esclusione di tutti i manager.
Tutto questo, a una settimana dall’avvio della riforma della struttura della Regione, che porterà al rinnovo dei contratti dei dirigenti. Dirigenti che verrebbero nominati da manager “abusivi”. E con qualche difficoltà oggettiva. Perché all’orizzonte, c’è una testata nucleare pronta a esplodere. La storia è vecchia (siamo negli anni 2003 e 2004). Ma potrebbe avere risvolti nuovi: tanti i dirigenti di “terza fascia” nominati ai vertici dell’amministrazione. Nonostante un’impugnativa del commissario dello Stato, di qualche anno fa che lo impediva in maniera (più o meno) chiara. Allora la vicenda fu “aggirata” facendo “sparire” dalla norma il riferimento alle fasce, mantenendo solo il requisito dell’anizanità. Vernuccio, la Interlandi e la Monterosso hanno già sollevato la questione al Tar. E tutta la dirigenza trema.
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22 Giugno 2010, 11:57