Elezioni, Sicilia e Giorgia Meloni - Live Sicilia

Manette, veleni e tradimenti: se la Sicilia inguaia Giorgia Meloni

Lo spauracchio del Senato che potrebbe complicare lo scenario per FdI

PALERMO – “Verrà il giorno della sconfitta, ma non è questo il giorno”. Le bandiere sventolano a Roma in piazza del popolo e Pino Insegno scalda gli animi dei “figli di Rohan”. Il 22 settembre, nel pomeriggio, finisce il doppiaggio del Signore degli anelli e inizia l’arringa, col diaframma aperto, per lanciare Giorgia Meloni sul palco infuocato.

Contemporaneamente, a più di mille chilometri di distanza, nella Catania storico forziere nero, “pupilla” degli occhi di Giorgio Almirante, una candidata di Fratelli d’Italia alle Regionali è finita in arresto. In molti la difendono, il suo avvocato Trantino parla di “giustizia a orologeria”. Nell’ultimo giorno di campagna elettorale, oggi, arriva un’altra sberla, con l’arresto, a Palermo, di un candidato autonomista per voto di scambio col boss. Sempre nella stessa coalizione. Sullo sfondo, dietro le piazze stracolme e qualche contestazione, in un caso con giovani manganellati, c’è un mix di veleni, tradimenti ed errori, che potrebbero intaccare l’assegnazione dei seggi al Senato. Dove la Sicilia, granaio di centrodestra, potrebbe inguaiare la scommessa di Giorgia Meloni presidente del Consiglio.

Senato in bilico

L’equilibrio al Senato si gioca all’ultimo voto, con la Puglia e la Campania a rischio per blindare il sogno dei Fratelli d’Italia. Non che il centrodestra sia in difficoltà, ma Giorgia deve vincere al primo colpo su tutti i fronti, soprattutto al Senato. Non raggiungere la maggioranza al Senato aprirebbe la strada a nuove interlocuzioni, pericolosissime, politicamente, per la leader. In Sicilia la tensione è alle stelle: bisogna fare i conti con l’ascesa di Giuseppe Conte, col fenomeno Cateno De Luca e con le conseguenze dei veleni nel centrodestra.

Conte e De Luca

Non solo reddito di cittadinanza, Giuseppe Conte ha recuperato terreno in Sicilia, conquistando piazze e periferie, mercati e categorie produttive. Con la sua campagna elettorale, il M5s è quotatissimo al Senato, tanto da poter puntare, al proporzionale, a due seggi ed oltre con i resti. Sarebbe in pareggio con Fdi e davanti o in pareggio con Forza Italia. La Lega corre per un altro possibile seggio. Ma poi, c’è il fenomeno De Luca, che potrebbe conquistare una fetta di torta pari a quella di Fratelli d’Italia. La distribuzione rischia di replicarsi anche nei 6 collegi uninominali, con una battaglia all’ultimo sangue a Messina.
Tre o cinque senatori in meno, in Sicilia, sarebbero una grana per il centrodestra a livello nazionale. Soprattutto quando si dovrebbe andare alla conta, fino all’ultimo voto, per acclamare Giorgia Meloni come presidente del Consiglio.

I guai del centrodestra

Il centrodestra ha puntato su Renato Schifani presidente della Regione, mandando in soffitta l’ipotesi del Musumeci bis. L’ex presidente della Regione è capolista al Senato, è apparso in molti appuntamenti elettorali, ma nella battaglia all’ultimo voto non è stato lo stesso “Nello” che infuocava, ogni giorno, nel 2017, decine di piazze. Campagna elettorale in sordina anche per un altro big storico candidato al Senato, Salvo Pogliese, dopo la sospensione da sindaco di Catania per una condanna falciata, col primo grado, dalla legge Severino (una legge ingiusta in uno stato di diritto).

Pogliese non è stato il “Salvuccio” che faceva gridare le piazze e dimenticare il temutissimo rivale Enzo Bianco. Da ultimo, è arrivato l’arresto della sua ex assessora Barbara Mirabella, candidata alle regionali e fedelissima. Poi ci sono i veleni. Per esempio, non è semplice raccontare quale sia stata la campagna elettorale di un altro big, Raffaele Stancanelli, ex sindaco di Catania, ex senatore ed europarlamentare di Fratelli d’Italia, finito nel tritacarne che ha preceduto la scelta del nuovo candidato presidente della Regione. Ne viene fuori un collegio di Catania che rischia di essere indebolito, con un Cateno De Luca che assalta le truppe di centrodestra agitando il voto disgiunto e i Fratelli d’Italia che perdono terreno al Senato. “Verrà il giorno della sconfitta”, tra i meloniani sperano che non sia proprio il 26 settembre nella roccaforte di Catania e della Sicilia.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI