06 Maggio 2016, 17:56
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PALERMO – “Non c’è stata alcuna estorsione. Quello che sta accadendo è solo un’operazione per gettare fango su di me e fa chiudere Telejato”. Pino Maniaci passa al contrattacco e, dopo due ore passate a rispondere alle domande del Gip, va a ruota libera davanti ai giornalisti. Nello studio dei suoi legali, in una stanza troppo angusta per contenere l’eco mediatica della vicenda, Maniaci si è detto “amareggiato” non solo per l’accusa di estorsione, ma sopratutto per “essere stato coinvolto in un’operazione antimafia e indagato insieme a dieci persone che con me non c’entrano nulla. Sono finito accanto a boss pezzi di m…, che ho sempre accusato”.
Per Maniaci è “chiaro l’obiettivo: arrivare alla chiusura di Telejato”. Secondo il direttore dell’emittente televisiva, questo sarebbe il prezzo “delle denunce contro la Saguto e la sua gestione della sezione misure di prevenzione del tribunale. Basta leggere le intercettazioni per capirlo: era lei a sollecitare che si indagasse su di me”. E a proposito della Saguto, secondo Maniaci “siamo davanti a una giustizia a due velocità: da un alto c’è gente indagata per corruzioni di milioni di euro che è libera di andare a passeggio. Dall’altro, invece, io mi ritrovo con un divieto di dimora per accuse di poche centinaia di euro”. Maniaci, però, non si spinge oltre. E ai giornalisti gli chiedono se sia stata la procura di Palermo a volersi vendicare delle sue campagne televisive contro la Saguto, risponde di non sapere “chi c’è dietro, ma comunque la Saguto sapeva molte cose”.
Sempre affiancato dai suoi legali, Antonio Ingroia e Bartolo Parrino, Maniaci “smonta” le accuse mosse dai magistrati. “I 466 euro ricevuti dal sindaco di Borgetto sono soldi che il comune doveva a Telejato per la messa in onda di una pubblicità. Spot che la moglie del primo cittadino aveva commissionato anche ad altre emittenti”, spiega il giornalista. Secondo cui non ci sarebbe stata alcuna promessa di una “linea morbida” nei suoi telegiornali, nei confronti di amministratori locali, in cambio di favori: “La procura non ha neppure acquisito le videocassette dei nostri Tg per verificare questo presunto cambio di linea di cui sono accusato”.
Incalzato dalle domande dei colleghi, Maniaci ripercorre, poi, le intercettazioni che lo vedono protagonista. A iniziare dalla telefonata in cui informava una donna dell’uccisione dei suoi cani. Un colloquio dal quale emergerebbe che Maniaci fosse consapevole di chi avesse ucciso i suoi animali. “Quando dicevo che ad uccidere i miei cani era stata una persona, lo facevo solo per un tornaconto personale, perché questa persona era il marito di una donna con cui volevo vantarmi – spiega -, ma non so chi abbia ammazzato i miei animali. La denuncia, infatti, era contro ignoti”. L’ultimo passaggio, a margine della conferenza stampa, Maniaci lo riserva per il procuratore Vittorio Teresi, “che a caldo ha detto di poter fare a meno dell’antimafia di Pino Maniaci. Già ha emesso una sentenza. E a lui io domando: possiamo anche fare a meno dell’antimafia della Saguto?”.
I legali, intanto, annunciano battaglia. “Pino Maniaci è stato crocifisso mediaticamente e costretto al silenzio. Lo sproporzionato provvedimento cautelare adottato nei suoi confronti, infatti, ha avuto l’effetto di imbavagliarlo”, ha detto Antonio Ingroia, che ha annunciato una serie di denunce. “Innanzitutto abbiamo chiesto al gip di attenuare il divieto di dimora e di sostituirlo con il divieto di incontro con le presunte vittime dell’estorsione. Inoltre, denunceremo il sindaco di Borgetto e il suo addetto stampa per calunnia. Sulle loro dichiarazioni si fondano le accuse nei confronti di Maniaci. E partirà anche un denuncia per il video diffuso in questi giorni, perché contiene intercettazioni che non hanno alcun rilievo penale, inseriti solo per sporcare l’immagine di Maniaci. La procura di Palermo deve chiedere ai carabinieri perché sono state inserite”.
“Non può la procura di Palermo chiedere una misura cautelare nei confronti di un giornalista impegnato nella lotta alla mafia, a fronte di colleghi magistrati, avvocati e amministratori giudiziari accusati di corruzione che restano liberi”. Lo ha detto l’avvocato Bartolo Parrino, legale di Pino Maniaci. Il riferimento è al giudice Silvana Saguto, indagata per corruzione. Le indagini, però, sono condotte da due procure diverse. Su Maniaci indaga Palermo, su Saguto indaga Caltanissetta. “Pensate – ha proseguito – tra Maniaci e Saguto chi ha più potere di inquinare le prove”. Il legale ha anche criticato il comunicato dei magistrati nisseni, che hanno precisato che l’inchiesta sulla Saguto non ha nulla a che fare con la campagna tv del giornalista, smentendo che questi fosse finito sotto inchiesta come vendetta per le sue denunce contro il magistrato. “Non può una procura come quella di Caltanissetta – ha concluso – allinearsi in questo modo con la procura di Palermo”.
“Come amministratore non ho mai dimostrato alcun tentennamento nei confronti di chicchessia, né tantomeno nei confronti del signor Giuseppe Maniaci il quale è stato denunciato quando ha tentato di offendere l’onorabilità degli amministratori e del consiglio comunale tutto”. Lo dice il sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca, uno degli accusatori del direttore di Telejato Giuseppe Maniaci, indagato per estorsione dalla Procura di Palermo. “Ritengo poco comprensibile e strumentale lo sciacallaggio che alcuni esponenti dell’opposizione vorrebbero fare della vicenda, visto che nessun interesse del Comune è stato minimamente intaccato – aggiunge – Dal punto di vista personale ho vissuto con sofferenze e patos gli attacchi quotidiani alla mia persona e vivo ancora oggi con amarezza il tentativo di destabilizzare la politica della mia comunità da parte di chi non avendo mai offerto soluzioni alla risoluzione delle molteplici difficoltà che attanagliano il comune, sfruttano tale vicenda tentando di darne una lettura politica che di fatto di politico non ha nulla”. Gli avvocati di Giuseppe Maniaci hanno annunciato che presenteranno denunce nei confronti del sindaco De Luca e del portavoce del primo cittadino Giuseppe Panettino. “Ho appreso dell’intenzione di presentare una denuncia – dice Panettino – Devo chiarire che in ordine alla nota vicenda sono stato sentito a seguito di alcune intercettazioni e per le quali non ho fatto altro che rispondere con assoluta verità. Nulla di più nulla di meno. Sono sereno. Ripongo come sempre piena fiducia nella giustizia”.
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