22 Aprile 2016, 18:59
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PALERMO – La reazione veemente di Pino Maniaci e il silenzio assoluto della Procura. La notizia dell’inchiesta per estorsione che coinvolge il direttore di Telejato suscita atteggiamenti opposti.
Il giornalista dell’antimafia militante, autore di diverse inchieste, attacca a testa bassa: “La Procura di Palermo ipotizza il reato di estorsione nei miei confronti? Mi faccio una risata”. Ribatte così all’ipotesi secondo cui, avrebbe ottenuto “contributi” e posti di lavoro in cambio di una linea morbida della sua televisione nei confronti di alcuni sindaci del Palermitano.
Non ha peli sulla lingua e si definisce vittima. “L’inchiesta è nata nei mesi scorsi – aggiunge – per bloccare la nostra campagna di stampa contro la gestione dei beni confiscati da parte dell’ex presidente delle misure di prevenzione del Tribunale di Palermo Silvana Saguto (sospesa dalle funzioni e dallo stipendio dal Csm), di altri tre magistrati e dell’amministratore giudiziario, Gaetano Cappellano Seminara, tutti indagati per vari reati e costretti alle dimissioni. Ed è per questo che siamo finiti nel mirino della procura”.
Il giornalista va, dunque, al contrattacco e lo fa in maniera pesantissima. Non si limita a dire che “per ora si tratta solo di ipotesi di accuse smentite dai fatti”, ma punta il dito contro gli stessi magistrati palermitani. Non le manda a dire neppure il suo legale, l’avvocato Bartolomeo Parrino: “Apprendiamo che Pino Maniaci sarebbe indagato per estorsione nei confronti dei sindaci di Partinico e Borgetto, possiamo affermare che sono accuse destituite di ogni fondamento. Non c’è stata nessuna estorsione, anzi da parte del giornalista ci sono stati solo attacchi nei loro confronti”. Fin qui parole che siamo abituati ad ascoltare da un avvocato. Martedì andrà in Procura per depositare la richiesta di audizione del suo assistito. Potrebbe farlo anche a nome del collega ed ex pm che si è fatto avanti: “Antonio Ingroia si è proposto e Maniaci ha accolto positivamente il suo interesse – ha detto Parrino -. Non c’è ancora nulla d’ufficiale. Ben venga, comunque, nel collegio difensivo un fine conoscitore di questo palazzo di giustizia”.
Poi, l’affondo: “Questa indagine ci lascia con l’amaro in bocca, ma non ci stupisce perché quando si attaccano i poteri forti, come ha fatto Maniaci nella vicenda della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, questo succede. Il potere, minacciato, riesce con armi legittime ad annientare i nemici. Siamo comunque ansiosi di verificare ogni eventuale accusa”. Parrino ha un’idea precisa su cosa abbia dato il via alle indagini: “Inizialmente non si era capita quella presunta denuncia per stalking, che sarebbe stata fatta dall’avvocato Cappellano Seminara nei confronti di Maniaci, che emerge in un’intercettazione nell’inchiesta su Silvana Saguto. Adesso capiamo che quella denuncia potrebbe essere stato (qualora fosse mai stata fatta) il modo per avviare le intercettazioni su Maniaci. Cosa che non sarebbe potuta avvenire, per esempio, con una denuncia per diffamazione, molto più consueta per i giornalisti”.
Maniaci vittima, dunque. Addirittura di magistrati che difendono altri magistrati? E la reazione in Procura? Nessuna presa di posizione ufficiale. Nessun commento, neppure nei corridoi. Nessun segno di stizza per le parole pesanti di Maniaci. Silenzio assoluto, segno probabilmente inequivocabile che l’inchiesta va avanti. Nel frattempo l’opinione pubblica sui social network si schiera quasi compatta con il giornalista che raccoglie stima trasversale. Persino addetti ai lavori, ad esempio avvocati, spendono la parola “vendetta”. Poche le voci fuori dal coro di chi chiede rispetto per il lavoro della magistratura e un approccio laico alla vicenda.
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22 Aprile 2016, 18:59