06 Giugno 2016, 16:01
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PALERMO – In teoria per Pino Maniaci dovrebbe scattare di nuovo il divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani, in pratica ciò non avverrà. Il ricorso scontato in Cassazione dei difensori del giornalista blocca l’esecutività del provvedimento del Tribunale del Riesame che dà ragione ai pubblici ministeri.
I pm, infatti, avevano presentato appello contro la decisione del Gip che aveva bocciato la richiesta di misura cautelare per uno dei capi di imputazione. La decisione del Riesame segna un punto a favore dell’accusa nella vicenda dell’estorsione che avrebbe subito l’ex assessore di Borgetto Gioacchino Polizzi. L’8 maggio 2013 Polizzi telefonava all’allora sindaco Giuseppe Davì. Era su tute le furie: in un servizio Maniaci lo aveva accusato di essere mafioso, ricordando le sue parentele con alcuni boss locali. Poi, ammetteva che, per tenere a bada il giornalista, era stato costretto dal sindaco a fare dei favori al direttore. In particolare, a sborsare duemila euro per la sponsorizzazione di alcune magliette per Telejato e a pagare per tre mesi l’affitto della casa del giornalista.
Ecco le parole di Polizzi: “… tu con Telejato mi ci hai fatto convivere, mi ci hai fatto fare le magliettine, mi hai fatto dare la casa gratis, appena lui si permette a fare, tu glielo puoi dire, io vi distruggo a te e a lui pure e pio glielo dico io chi è che ha i parenti mafiosi… io non voglio essere disturbato da nessuno, ti chiami Telejato che è amico tuo… la mafia quando andava a lui non è mafia? Ma lui vuole consumare a me? Io non ne ho rapporti con queste persone, lui faceva le estorsioni… ha voluto duemila euro di magliettine gratis e ha voluto tre mesi di casa in affitto che l’ho pagata di tasca mia… vacci da Pino Maniaci… succede la terza guerra mondiale… lui è mafioso, lui ha fatto estorsioni nei mie confronti… io lo denuncio prendo cento avvocati… questo imbroglione che mi discute di legalità… perché non le pagava le cose?”. La denuncia si è fermata alle intenzioni, perché quando Polizzi è stato convocato dai carabinieri ha negato di avere subito minacce e pressioni da Maniaci.
Nelle scorse settimane la misura cautelare è decaduta per un errore di notifica. Al giornalista di Telejato il Riesame aveva spedito atti che non riguardavano la sua inchiesta. E così è stata dichiarata inefficace la misura cautelare che imponeva a Maniaci di soggiornare lontano da Partinico. Ad eccepire la nullità erano stati i legali del giornalista, gli avvocati Bartolomeo Parrino e Antonio Ingroia. Maniaci si considera vittima dei “poteri forti” e di una parte della magistratura per via delle sue inchieste, a cominciare da quella sui beni confiscati alla mafia. Quando Maniaci è tornato a Partinico alla guida della sua Telejato i legali hanno parlato di “prima riconciliazione con la vita, un momento che non andava tenuto nascosto perché Pino ha spiegato quanto fossero infondate e frutto di cattive interpretazioni quelle intercettazioni”. Il Riesame presieduto da Maria Elena Gamberini la pensa in maniera opposta e ha dato ragione ai pm Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi, Amelia Luise e Francesco Del Bene, secondo cui, Maniaci avrebeb chiesto e ottenuto favori anche da due sindaci in cambio di una linea morbida nei suoi servizi televisivi.
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06 Giugno 2016, 16:01