27 Marzo 2015, 17:18
1 min di lettura
PALERMO – Annuncia una mossa a sorpresa l’avvocato Carlo Federico Grosso, legale dell’ex ministro Dc Calogero Mannino, imputato nel processo stralcio sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Nella sua arringa difensiva, seguita alle dichiarazioni spontanee dell’ex politico, l’avvocato ha anticipato l’intenzione di sollevare la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 338 del codice penale, la norma che prevede il reato di minaccia a Corpo politico dello Stato che viene contestato a Mannino. Carlo Federico Grosso ha annunciato al gup che celebra il processo in abbreviato che, al termine del suo intervento, subordinatamente alla richiesta di assoluzione nel merito dell’ex politico, chiederà al magistrato di investire la Consulta della questione. Il difensore ha innanzitutto criticato la decisione di imputare Mannino la minaccia a Corpo politico dello Stato, sostenendo che un’altra era la norma in astratto da contestare nel caso della cosiddetta trattativa: quella che prevede, all’art. 289 del codice penale, gli atti violenti contro gli organi costituzionali.
Dal 2006 però l’articolo 289 non prevede più l’ipotesi di minaccia e, per Grosso, l’articolo 338 non si “espanderebbe automaticamente”. Ma anche ammessa la possibilità di imputare la minaccia, la norma sarebbe incostituzionale perché prevedrebbe, per una ipotesi meno grave, una pena più alta di quella prevista per il reato di atti violenti. Da qui l’annuncio della questione di illegittimità costituzionale per la irrazionalità della sanzione, che costringerà il giudice a pronunciarsi. E se la questione fosse dichiarata ammissibile, la parola passerebbe alla Consulta. La vicenda potrebbe avere conseguenze pesanti anche nel dibattimento principale sulla trattativa, che si celebra in ordinario davanti alla corte d’assise e che vede imputati boss, ex ufficiali del Ros, pentiti ed ex politici. Il processo è stato rinviato al 24 aprile per la prosecuzione delle arringhe difensive.
Pubblicato il
27 Marzo 2015, 17:18